Interviste

Colloquio con Gian Enzo Duci

Il Mare non bagna Milano

di Redazione Port News

«Sulla logistica manca in Italia una visione di insieme complessiva del suo essere al servizio del tessuto industriale. Su temi fondamentali come il supporto di una delle leve competitive del Sistema Paese i vertici dell’industria italiana sembrano mostrare un sostanziale disinteresse».

Dopo l’allarme lanciato ieri dal presidente di Assiterminal, Luca Becce, in occasione del convegno Shipping Forwarding & Logistics meet Industry, questa volta è Gian Enzi Duci a sfruttare il palco dell’importante iniziativa per inquadrare le storture e le criticità del sistema trasportistico nazionale.

«Fino ad oggi l’industria manufatturiera italiana non ha mai fatto pesare il proprio ruolo sui tavoli di confronto con il Governo, cui non sono mai state avanzate richieste precise in direzione di politiche condivise a supporto della logistica» afferma il VicePpresidente di Conftrasporto e docente universitario di Genova, sottolineando che si tratta di una criticità tutta italiana.

«In altri paesi europei, Germania in primis, la manifattura considera la logistica un tema proprio e sollecita un ruolo attivo dello Stato per il suo sviluppo» afferma. Un esempio? «Tra il 1998 e il 2001, prima che venisse quotata in Borsa, Deutsche Post, con i soldi dei contribuenti tedeschi (e con una procedura ai limiti di quanto consentito da Bruxelles), riuscì a ad acquistare il più importante corriere mondiale, DHL, per creare un campione logistico nazionale. A Berlino hanno una chiara consapevolezza dell’importanza strategica del controllo dei flussi fisici di prodotti e materie prime (e dei relativi flussi informativi) al fine di mantenere la leadership internazionale della propria industria manifatturiera».

In Italia invece, «le imprese continuano a considerare la logistica come un servizio da delegare a clienti e fornitori (qualcuno li ha definiti “il popolo dell’ Ex Works”), o al più da comprare da qualsiasi fornitore che offra il miglior prezzo, giudicando irrilevante la sua nazionalità. Il fatto che nel nostro Paese la maggior parte dei principali operatori logistici sia estero dà la misura di come il settore non sia percepito come critico ai fini della difesa dell’industria nazionale».

Duci ne ha avuta una dimostrazione visiva proprio in occasione della settima edizione del convegno Shipping Forwarding & Logistics meet Industry, cui ha partecipato in qualità di moderatore: «Pur essendo in casa loro – il convegno si è tenuto presso la sede di Assolombarda a Milano – gli industriali lombardi presenti all’evento si contavano sulle dita di una mano. E’ un chiaro segnale del livello di attenzione generale verso il tema».

Secondo il managing director di Esa Group, la mancata gestione dei flussi fisici della merce prodotta in Italia, nel medio periodo, si traduce in un danno economico enorme per le imprese esportatrici: «Non solo si perdono “pezzi” di valore aggiunto, ma oggi, in un mondo sempre più interessato da sanzioni verso molti Paesi, non avere la completa tracciabilità della propria supply chain può generare spiacevoli e pericolose conseguenze».

D’altra parte è anche vero che “fare logistica” nel nostro Paese è complicato e la carenza di personale adeguato nel settore non aiuta: «sulla base dei dati della ricerca “Logistics: global HR trends” ripresa recentemente dal Giornale della Logistica si evince come il sistema logistico nazionale abbia un fabbisogno di 180 mila addetti aggiuntivi ma il 46% delle ricerche rimane inevaso».

La questione va quindi affrontata con la massima urgenza: «Becce ha fatto bene a sollevare il problema – dice Duci – anche se il fatto che a tirare le orecchie a Confindustria sia Assiterminal, una sua associata, dà una chiara misura della scarsa coesione tra industria e logistica nel nostro Paese».

Durante il convegno Shipping Forwarding & Logistics meet Industry, il n.1 dell’Associazione dei Terminalisti Italiani ha rimarcato come le aziende della logistica facciano fatica a far capire all’ente confindustriale che loro battaglie sono le battaglie del sistema produttivo.

«Le posizioni tra chi fa industria e chi fa logistica sono diverse se non antitetiche su molte questioni in diverse aree del Paese, a cominciare da quanto sta succedendo a Genova» è il commento di Duci. «Nel capoluogo ligure l’operazione di trasferimento all’interno del porto di Genova, dei depositi chimici vede su posizioni opposte la sezione terminalisti e il resto di Confindustria».

Altrove, invece, le essenziali sinergie tra la componente industriale e quella logistica sembrano avere maggiori possibilità di sviluppo: «A Livorno, ad esempio, il ruolo che un operatore portuale autorevole come Piero Neri ha acquisito in Confindustria potrebbe favorire il progressivo riavvicinamento tra questi due mondi» conclude il vice presidente di Conftrasporto.

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