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340 voti contrari

Il Parlamento UE boccia l’ETS

di Redazione Port News

Il Parlamento europeo ha respinto la proposta della Commissione europea di riforma del sistema ETS, che includeva anche il trasporto marittimo nel sistema di scambio di quote di emissioni.

Con 340 voti contrari, 265 a favore e 34 astenuti la riforma è stata rinviata all’attenzione della Commissione ENVI (Ambiente, Sanità pubblica e Sicurezza alimentare) che qualche settimana fa aveva introdotto l’obbligo dell’ETS anche per il trasporto stradale, per quello marittimo e per le costruzioni.

Il nuovo ETS fa parte di un pacchetto più esteso di leggi climatiche europee che sono state presentate dalla Commissione europea il 14 luglio 2021 nell’ambito del Pacchetto “Fit For 55”.

Attraverso il sistema per lo scambio delle quote di emissione, l’UE avrebbe voluto obbligare le imprese di navigazione ad acquistare quote di emissioni da utilizzare a copertura della propria quota-parte di emissioni per l’anno di riferimento (potendo eventualmente anche venderle ad altri soggetti interessati), oppure da utilizzare per l’anno successivo.

Esprime soddisfazione il presidente di Alis, Guido Grimaldi: “La nostra posizione contraria è stata sempre chiara rispetto a questo nuovo sistema di tassazione, dal momento che rappresenterebbe nel trasporto marittimo un serio problema per le compagnie armatoriali, con il concreto rischio di chiusura di alcune linee di Autostrade del Mare e di aumento dei costi operativi per le aziende nonché dei prezzi di alcuni collegamenti con le isole a danno della continuità territoriale” ha detto.

“Siamo pertanto soddisfatti che il Parlamento Europeo abbia accolto le istanze di ALIS e abbia riconosciuto i potenziali danni ambientali ed economici che deriverebbero dall’applicazione dell’ETS nel settore marittimo, e soprattutto il violento rischio di un vero back shift modale e di un salto indietro di 30 anni facendo tornare milioni di camion all’anno sulle autostrade italiane ed europee, con il conseguente aumento delle emissioni di CO2 di almeno il 70% ed un incremento dei costi di esternalità derivanti ad esempio dall’aumento dell’incidentalità”.

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