La scelta strategica è già stata compiuta da tempo: l’Interporto Amerigo Vespucci, a cinque chilometri di distanza dallo scalo labronico, è ormai un retro porto a servizio del sistema di Livorno e Piombino. A sancirlo non è soltanto il protocollo di intesa del maggio 2016 per la revisione del Piano industriale, con il quale Port Authority e Regione Toscana si erano impegnati a garantire la ristrutturazione del debito attraverso un piano di rientro da far digerire alle banche creditrici, ma la realtà: basta andare sulla superstrada Livorno-Pisa-Firenze per rendersene conto.
Il Vespucci, capitale pubblico-privato, si estende su tre milioni di metri quadri, con una posizione baricentrica rispetto ai poli industriali toscani del conciario, cartario, lapideo, chimico e agroalimentare, a due passi dalle autostrade e dall’Aeroporto di Pisa, e con un terminal ferroviario da 130 mila metri quadrati che funziona a pieno ritmo, grazie anche al collegamento – attivato a luglio del 2016 – con il Quadrante Europa: un servizio su rotaia affidato a DB Cargo Italia, parte del Gruppo DB Cargo, e gestito da Hangartner Terminal Srl, controllata di DB Schenker, con partenze da Verona in programma ogni martedì, giovedì e sabato pomeriggio.
In questi mesi, lo sviluppo del Vespucci ha risentito non poco della situazione di crisi generalizzata originata dalla diffusione del Coronavirus, al pari di ogni altra realtà portuale e interportuale italiana.
I numeri relativi ai traffici 2020 parlano chiaro: tra gennaio e maggio, il periodo nero in cui tutto ha avuto inizio, sono arrivati e partiti dalla infrastruttura retroportuale 169.700 autotreni contro 230.587 dello stesso periodo dell’anno scorso, il 26,4% in meno. Le movimentazioni su rotaia si sono praticamente azzerate a causa della crisi degli scambi commerciali con gli USA, partner di riferimento del porto di Livorno.
Nella seconda metà dell’anno, la situazione è invece andata migliorando, con una sostanziale ripresa dei transiti e un andamento mese mese da giugno a ottobre sempre positivo: 227.127 autotreni contro i 205.820 dello stesso periodo dell’anno scorso, quasi il 10% in più.
Al netto dell’impatto negativo che la seconda ondata di crisi potrà avere sui traffici, quelli registrati dal Vespucci sono comunque numeri di tutto rispetto. Ha ragione da vendere, il direttore tecnico dell’Interporto, Claudio Bertini, quando afferma a Port News che «una tale infrastruttura contribuisce alla piena operatività del sistema portuale dell’Alto Tirreno». Il Vespucci ha davanti a sé un futuro che appare delineabile sia pure in un quadro contingente incerto come quello che sta vivendo tutto il settore.
All’Interporto ne sanno qualcosa e hanno attivato misure di controllo su tutti i traffici esteri in ingresso nell’area retroportuale per prevenire la diffusione dei contagi. «Stiamo vivendo un periodo difficile, come tutti del resto, – dichiara Bertini – il Covid ha impattato in modo negativo su determinate tipologie merceologiche lavorate e movimentate. Penso alle esportazioni del vino pregiato dirette negli Stati Uniti d’America: le relazioni commerciali hanno subito una battuta d’arresto a causa delle restrizioni cui sono soggetti i ristoratori».
Altri commerci, invece, non hanno minimamente risentito della situazione, come quello della frutta fresca: «In questi mesi – fa osservare il manager – abbiamo registrato movimentazioni record per questo tipo di prodotto».
Le potenzialità che il Vespucci può esprimere consentono però alla struttura interportuale di traguardare le prossime sfide con una prudenziale dose di ottimismo: «È notizia di qualche giorno fa che il Ministero delle Infrastrutture ha completato l’esame dei progetti relativi al bando per l’accesso alle risorse (45 milioni di euro in tutto) da destinare al completamento della rete nazionale degli interporti. A metà novembre il MIT dovrebbe firmare le convenzioni per l’aggiudicazione di questi fondi».
L’interporto ha presentato quattro progetti, cantierabili e di buon livello attuativo, per un valore complessivo di oltre sei milioni di euro, tutti legati allo sviluppo, lungo la FIPILI, di un vero e proprio Truck Village, ovvero di un’area di sosta sicura per i camion (safe and secure parking places for trucks).
Nel progetto sono individuate due aree di sosta dedicate, la prima è il vero e proprio Truck Village, con 276 stalli camion, con servizi controllo accessi, rete IT, servizio di foresteria bar/ristorante, che si sviluppa su circa 40.000 mq in prossimità dello svincolo della SGC Firenze-Livorno; l’altra area ubicata nelle vicinanze della prima ed al centro di magazzini refrigerati dedicata ai veicoli freezer truck. Quest’ultima ospita 35 stalli alimentati da colonnine elettriche ed occupa un’area di circa 20.000 mq.
Definisce il quadro nel suo complesso, il sistema di produzione di energia elettrica e termica tramite impianti di trigenerazione e fotovoltaici, cui sono dedicati gli altri tre progetti presentati al MIT (per un valore complessivo di oltre tre milioni di euro).
Riparte, poi, dopo un periodo di sospensione, il progetto Trailers onto Rail (TOR) presentato alla fiera Greenlogistics expo 2018 di Padova. L’iniziativa, sviluppata assieme a RAM spa (Società in house del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti), a due Regioni (Toscana e Veneto) e a RFI, permetterà di spostare una quota parte significativa dei semirimorchi dalla strada alla ferrovia per tratte superiori ai trecento km: a regime, circa il 15% delle unità movimentate ogni anno dal porto di Livorno, verrà spostato su rotaia.
«Il 2022 sarà dedicato alla messa a punto di questo progetto», dice Bertini, che non fa inoltre mistero di credere nelle potenzialità di sviluppo di un altro importante progetto, quello della Pharma Valley toscana, la prima piattaforma logistica italiana dedicata al settore della farmaceutica promossa da colossi come Molteni, Eli Lilly, Kedrion e Gsk Vaccini, una realtà altamente tecnologica nata dalle necessità del comparto toscano, ma che si rivolge a tutte le imprese del centro Italia per fare rete, ridurre i costi di trasporto e migliorare la logistica per l’import e l’export di farmaci e di materie prime. «Grazie a questa iniziativa, l’Interporto potrà diventare un importante polo di smistamento dei traffici a servizio anche dell’Aeroporto».
Tutti i nodi stanno insomma venendo al pettine. La condizione perché queste iniziative vadano in porto è una sola: l’aumento di capitale promesso dall’AdSP. «6,65 milioni di euro verranno destinati ad investimenti nell’ambito dell’acquisizione di azioni della Società – spiega il direttore tecnico del Vespucci – l’operazione consentirà il consolidamento della partecipazione dell’Autorità di Sistema, che passerà così dal 9,59% al 30%. Entro l’anno dovrebbero realizzarsi le condizioni cui è subordinato l’aumento di capitale della Port Authority, presto potremo dunque ripartire con il rinnovato e ancora più convinto supporto dell’AdSP».