E’ stata presentata a Milano, durante l’evento “Shipping, Forwarding & Logistics meet Industry”, la sesta edizione della survey realizzata da Contship Italia in collaborazione con Srm. L’indagine ha interessato 400 aziende manifatturiere che esportano e/o importano via mare con i container localizzate in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto e si è focalizzata su tre hot topic.
La digitalizzazione è il primo di questi. Il report evidenzia come il 64% delle imprese intervistate consideri l’innovazione tecnologica “molto” o “moltissimo” importante per la propria supply chain. Si tratta di un dato in aumento rispetto a quello della scorsa edizione (61%). Il 35,8% delle persone intervistate considera invece la digitalizzazione mediamente importante.
Tra i principali motivi che spingerebbero a favorire un investimento nella digitalizzazione permangono “la possibilità di migliorare l’efficienza e presidiare tutte le fasi dei processi” (opzione scelta dal 49% delle imprese) e “la qualità dei propri servizi” (49%). Aumentano le imprese per cui la digitalizzazione è indispensabile in vista dei mercati sempre più dominati da clienti digitalizzati (32%), variabile che assume maggiore rilevanza in Veneto (45%).
Ben l’80% delle aziende intervistate sta investendo nei processi di digitalizzazione. Solo il 27% del totale però adotta un approccio olistico, coinvolgendo tutte le aree dell’azienda e della supply chain. Il 54% sta investendo nella digitalizzazione di magazzino, il 32% in quella produttiva e il 27% in quella amministrativa/organizzativa.
Lo studio si sofferma anche sullo sviluppo dell’intermodalità. Il 20% del campione ha dichiarato di utilizzare un mix strada-ferro per trasportare la merce nella tratta porto-azienda e viceversa, un dato superiore al 3% registrato nell’edizione precedente e al 13% registrato mediamente nelle precedenti quattro edizioni dello studio. Pur se in crescita, la percentuale di imprese che utilizza l’intermodale non è ancora sufficiente a soddisfare adeguati obiettivi di resilienza e sostenibilità.
Che cosa spingerebbe le aziende a investire maggiormente nell’intermodale? Tre fattori si distribuiscono più o meno equamente tra le imprese. Quello dei costi (valido per il 31% delle imprese, per il 40% di quelle lombarde), la certezza nei tempi di consegna (28%, 41% in Emilia Romagna) e la frequenza dei servizi (scelto dal 26% con un picco del 41% in Emilia Romagna).
Il 42% delle imprese ritiene che gli investimenti pubblici nella modalità ferroviaria in Italia siano al di sotto della media europea. Inoltre, il 55% sostiene che ulteriori investimenti in intermodalità potrebbero aumentare in modo significativo la competitività dell’industria italiana (con picchi del 70% in Lombardia e dell’87% in Emilia Romagna).
Ultima questione, quella dell’Ex Works. Il report rileva che nel 2023 il 75% delle imprese ha optato per l’uso di questa clausola. Si tratta di una percentuale più elevata rispetto al 55% del 2022 e al 64% nel periodo 2019-2023.
La questione Ex Works: l’uso della clausola resta fortissimo. Nel 2023 il 75% delle imprese ha optato per l’Ex Works, dato più elevato rispetto al 55% del 2022 e al 64% medio del periodo 2019-2023.
Il 61% delle imprese non intende valutare modalità contrattuali alternative nelle vendite all’estero. Il 23% afferma che un vantaggio chiaro nei costi di spedizione , e quindi del prezzo finale al cliente, spingerebbe verso un maggiore utilizzo di altre tipologie contrattuali.