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Focus

Studio SRM presentato a Livorno

L’automotive ingrana la marcia giusta

di Marco Casale

Il mercato dell’automotive viaggia a gonfie vele, con previsioni di sviluppo a medio-lungo termine assai incoraggianti. Lo sostiene l’ultimo studio di SRM (Studi Ricerche Mezzogiorno) intitolato: “le tendenze e le prospettive del settore automobilistico nel contesto internazionale”, secondo il quale il commercio marittimo di veicoli crescerà di qui al 2022 a un ritmo del 2,5% annuo. A fare da traino sarà la ripresa dei volumi dell’Asia verso l’Europa (+2,7% medio annuo) e la crescita del commercio intra-asiatico (+4,2% medio annuo, pari a +1,9 milioni di Car Equivalent Unit).

Il report, confezionato in collaborazione con la direzione studi, pianificazione e logistica dell’AdSP del Mar Tirreno Settentrionale e presentato nei giorni scorsi a Livorno da Salvio Capasso (Responsabile Ufficio Economia delle Imprese e del Territorio) e Olimpia Ferrara (coordinatrice del Maritime Observatory), indica che nel 2017 il trasporto via mare di veicoli è cresciuto del 3,7%, a un tasso più elevato rispetto alla crescita delle vendite globali di auto nuove, che è stata del 3,1%.

A livello globale, nel 2017 la modalità marittima ha raggiunto quota 24,3%: hanno viaggiato su nave 23,5 milioni di veicoli (+3,7%) su un totale di 96,8 milioni venduti nel mondo. Si tratta di un dato che tiene conto delle vendite “domestiche” realizzate negli stessi Paesi di produzione:  «Se si considerano solo i veicoli esportati, pari a 31,2 milioni di unità, la quota del trasporto via mare è pari al 75%».

Per SRM il trasporto via mare per questo tipo di prodotto risulta essere ancora oggi uno dei più economici: la sua incidenza sui costi del prodotto è infatti bassissima (mediamente tra l’1 e il 3% del prezzo dell’auto).

I flussi di mercato
Sulla base di una analisi approfondita del quadro globale del trasporto dei veicoli marittimi, SRM fa notare come la crescita dei mercati emergenti abbia portato a una maggiore frammentazione delle rotte, con il drenaggio dei volumi da quelle più trafficate verso nuove direttrici caratterizzate da distanze inferiori. Per il centro studi collegato al Gruppo Intesa San Paolo questa evoluzione si spiega anche con l’esigenza da parte dei carrier di ottimizzare il loro network e di ridurre l’impatto degli squilibri commerciali.

Considerando i vari flussi di commercio marittimo, SRM evidenzia come le rotte Est-Ovest – che dieci anni fa concentravano la metà dei volumi del commercio mondiale – abbiano via via perso quote consistenti di traffico: nel 2017 sono stati movimentati 15,6 milioni di veicoli, 1,5 milioni in meno rispetto al 2007.

Nel 2017 il trade Nord-Sud  (America Latina, Africa Sub-sahariana, Oceania) ha invece concentrato 8 milioni di veicoli, arrivando a rappresentare il 21,5% del commercio marittimo globale, mentre lungo le rotte regionali (Intra-NAFTA /USMCA, Intra-Med, Intra-Asia, Intra-America Latina escluso il Messico) sono stati movimentati 12,9 milioni di veicoli (pari al 34,4 del commercio totale).

I collegamenti tra l’Asia, l’Europa e il Mediterraneo risultano essere, dopo quelli transpacifici, i più trafficati per il trasporto di veicoli a lungo raggio. Il traffico in westbound ha chiuso il 2017 con un +5,4% (3,8 milioni di CEU), anche se in dieci anni la sua quota di commercio globale si è praticamente dimezzata, passando dal 20% del 2007 al 10% dell’anno scorso.

Diversi fattori hanno contribuito alla riduzione dei flussi di traffico lungo questa rotta: SRM cita a titolo di esempio la guerra in Siria, le minori vendite in Nord Africa sulla scia della primavera araba, l’aumento della produzione interna in Marocco e il calo drastico delle esportazioni dalla Corea del Sud e dal Giappone verso la Russia.

In direzione eastbound, i traffici hanno registrato una crescita media annua del 6,1% nell’ultimo decennio. Si tratta di un trend in gran parte riconducibile all’aumento dell’import cinese di automobili di lusso tedesche.

Passando ai collegamenti transpacifici, gli analisti rilevano che le esportazioni asiatiche verso il Nord America hanno continuato a crescere grazie al solido mercato automobilistico statunitense, raggiungendo 4,8 milioni di CEU nel 2017. Il commercio in direzione westbound rimane invece marginale e rappresenta meno del 2% dei volumi globali.

E poi c’è il commercio transatlantico: nel 2017 le vendite dei veicoli negli USA hanno spinto i volumi in direzione ovest (dall’Europa al continente americano) verso un nuovo massimo, arrivando a quota 2,3 milioni di CEU. SRM prevede che tali traffici diminuiranno a un tasso medio annuo dello 0,8% fino al 2022, in conseguenza di un aumento della capacità produttiva nordamericana e del rallentamento della domanda.

In direzione Eastbound, nel 2017 le esportazioni transatlantiche del Nord America sono cresciute del 4% raggiungendo 0,9 milioni di CEU. Si prevede che i volumi crescano del 2% nel 2018, con un rallentamento dell’1,5% medio annuo sino al 2022.

Gli esperti di SRM dedicano infine uno spazio non irrilevante anche ai traffici lungo rotte regionali dell’area Intra-Med, che sono diminuiti del 3% per il secondo anno consecutivo a 1,3 milioni di CEU nel 2017. «Tuttavia – si legge nello studio – dal 2013 il Marocco ha in parte compensato il divario, aumentando la produzione per rifornire il mercato UE e conquistando nel 2017 una quota del 33% del commercio veicoli nel Mediterraneo».

I porti europei
Nel suo studio, SRM sottolinea inoltre come i porti europei rimangano sicuramente tra i più importanti in termini di movimentazione di veicoli, anche se sono sempre meno quelli presenti nella classifica dei top 20 a livello mondiale (se nel 2007 erano 13 oggi ne sono rimasti 9).

I primi dieci porti europei movimentano assieme qualcosa come 12,8 milioni di veicoli. Al primo posto restano Zeebrugge (2,8 milioni di veicoli nel 2017) e Bremerhaven (2,2 milioni di TEU), mentre Livorno, primo scalo italiano in questo segmento di business, si attesta al 10° posto.

E a proposito di Livorno: sulla base dell’analisi delle principali rotte del Centro e del Nord Italia che possono avvalersi dello scalo labronico come hub di riferimento (come ad esempio, la Spagna, il Portogallo, la Svezia, i Balcani e la Turchia, l’Estremo Oriente, l’Africa del Nord, gli USA e il Medio Oriente), SRM ha stimato che nel primo semestre del 2018 il valore di mercato gestito dal porto è risultato «stimabile in circa 4,5 miliardi di euro di intercambio (9,2 miliardi per l’intero anno)».

Gli analisti ne sono convinti: Livorno, che nel 2018 ha movimentato 666 mila auto nuove (di cui 534.597 in sbarco e 131.737 in imbarco), può fungere da hub primario per il bacino di mercato automotive del Centro Italia, con funzioni di  supporto significativo anche per il Nord del Paese. Per questo porto le stime di crescita al 2022 potrebbero portare a un aumento dei volumi di mercato di circa il 13%.

Secondo SRM la crescente domanda del mercato metterà sotto pressione gli scali portuali specializzati, che verranno utilizzati sempre più frequentemente come piazzali per lo stoccaggio: la crescita del mercato dell’automotive creerà insomma inediti problemi di gestione del traffico.  Per i porti europei, e soprattutto per quelli italiani, la disponibilità di spazio in termini di banchine e piazzali diventerà una questione di vita o di morte.

Scarica lo studio completo di SRM

 

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