Le vie artiche, una scommessa per il futuro ma attenzione alle criticità. Può riassumersi in queste poche parole il ragionamento che il direttore generale di Confitarma, Luca Sisto, ha sviluppato ieri nel corso del festival di Osservatorio Artico, “Italia chiama Artico”.
“È chiaro – ha affermato Luca Sisto – che la riduzione delle distanze consentirebbe alle
compagnie di navigazione di abbattere i costi legati al carburante e, di conseguenza, ridurre le
emissioni, senza contare che eviterebbero l’oneroso pedaggio per il transito nel Canale di Suez
e pagherebbero premi assicurativi più bassi per il passaggio nel golfo di Aden, area da sempre
soggetta ad attacchi di pirateria”.
Purtroppo – prosegue Sisto – i vantaggi di queste nuove rotte sono superati ancora da criticità. Mancano infatti strutture logistiche adeguate, in grado di facilitare il commercio e di favorire la riparazione di eventuali guasti ai motori. Inoltre, le vie artiche non sono adatte al passaggio di navi container, le quali operano con un sistema just-in-time.
Altro elemento critico è che “vi è poi un solo accesso gestito dalla Russia e dagli USA, e oggi più di prima, capiamo l’importanza di differenziare le dipendenze geopolitiche”.
Infine, “l’apertura di tali rotte potrebbe comportare una amplificazione dei rischi di natura ambientale, ad esempio l’eventuale sversamento del petrolio in mare causato da un incidente di una petroliera, e di quelli di natura economica dovuti all’incertezza della lunghezza della stagione navigabile e ai continui e improvvisi cambiamenti del regime del ghiaccio sul mare, nonché ai limiti legati alla batimetria: la zona dell’Artico russo è poco profonda e questa condizione porta all’esclusione dal passaggio di navi cargo di grandi dimensioni e di rompighiaccio a propulsione nucleare”.