Ltm, azienda del porto di Livorno che gestisce un terminal all’interno del Varco Galvani, è intenzionata a chiudere i battenti e creare una nuova società che si occupi solo di operazioni portuali in cui trasferire tutti i suoi attuali 51 dipendenti (tra operativi e amministrativi).
“Tutto ciò è inaccettabile e per questo i lavoratori hanno aperto lo stato di agitazione”. A comunicarlo le sigle sindacali Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti.
Giuseppe Gucciardo (Filt-Cgil), Dino Keszei (Fit-Cisl) e Gianluca Vianello (Uiltrasporti) spiegano che l’azienda terminalista LTM – un articolo 18 della legge sui porti 84/1994 – “sarebbe intenzionata a creare una sorta di “newco” specializzata in operazioni portuali – ossia un “articolo 16” della legge sui porti – per tamponare le carenze di traffici emerse negli ultimi anni”.
“Secondo Ltm questa mossa salvaguarderebbe il futuro dei lavoratori: nulla di più sbagliato, anzi, avverrebbe proprio il contrario. Se il progetto di Ltm si concretizzasse, i 51 dipendenti sarebbero trasferiti in una nuova azienda con tutto ciò di negativo che ne conseguirebbe in termini di prospettiva, stabilità e riconoscimento economico” scrivono, sottolineando che il progetto di LTM rischia di diventare una scatola vuota, mettendo a rischio il futuro dei lavoratori. Ma non solo.
“I contraccolpi negativi di questa sciagurata idea si abbatterebbero anche sugli equilibri già precari di tutto il sistema portuale livornese. Lo scalo labronico vanta infatti già un numero elevato di imprese ‘articolo 16’ e l’ingresso di un nuovo soggetto non farebbe altro che intensificare la concorrenza interna e dunque incrementare una competizione basata sul costo del lavoro” aggiungono.
Senza contare che “le conseguenze negative si genererebbero anche su ALP (‘articolo 17’) e sull’agenzia di somministrazione Intempo, soggetti che forniscono manodopera alle imprese del porto in caso di picchi di traffico”.
Per questo motivo “il progetto di Ltm è inaccettabile anche perché l’intenzione sarebbe quella di far operare la nuova azienda sulla banchina all’Alto Fondale utilizzata dalla Porto2000 (società di cui la stessa Ltm detiene una partecipazione azionaria), banchina che non potrebbe essere utilizzata a tale scopo in quanto la stessa Porto2000 non dispone delle concessioni per svolgere l’attività terminalista ai sensi della legge sui porti 84/1994” si legge nella nota.
I sindacati confederali chiedono all’Autorità portuale “di farsi garante degli equilibri sociali in porto bloccando la proliferazione di nuovi soggetti economici”.