Con Teresa Di Matteo se ne va una di quelle figure che ti fanno dire “Ecco un Funzionario dello Stato!”
Competente, affidabilissima, con un altissimo rispetto delle Istituzioni e delle funzioni che via via è stata chiamata a ricoprire, Teresa ha costruito mattone su mattone una carriera costante e brillante, fino a raggiungere, con pieno merito e forse troppo tardi, il gradino più alto del cursus honorum ministeriale, quello di Capo Dipartimento nel settore a lei più congeniale, quello dei trasporti.
Prima di arrivare a tale traguardo, Teresa Di Matteo ha, tra l’altro, rivestito per anni il ruolo di Vice Capo di Gabinetto, e solo chi frequenta assiduamente i ministeri sa quanto sia importante e delicata questa fondamentale cerniera tra il vertice politico e la struttura amministrativa che, in un ministero mastodontico come è quello delle Infrastrutture e dei trasporti, rischia di avere corto circuiti di comunicazione. Le hanno consentito di adempiere con successo a questa funzione, con Governi e Ministri di tutti gli schieramenti, le sue doti di lealtà istituzionale, di equilibrio, il vantaggio di essere “una di noi”, e quindi con pieno riconoscimento da parte dei dirigenti che dei funzionari, in un ruolo al quale spesso vengono chiamati soggetti esterni, capacissimi, ma a volte vissuti dalla struttura come un corpo estraneo di passaggio.
Chi come lei ha la capacità di saper leggere e dominare le pieghe del Bilancio dello Stato, diventa una sorta di Sciamano in quella grande giungla che è il saper coniugare le direttive politiche con l’attività amministrativa, le mille esigenze delle strutture con la perenne scarsità delle risorse; a lei tutti facevamo riferimento per queste necessità, ricevendo sempre ascolto e aiuto, sempre che le richieste fossero ragionevoli e produttive.
Essendo coetanei, ho avuto l’opportunità di diventarne prima collega e poi amico, appartenendo a quella generazione di funzionari che ha vissuto, a metà degli anni ’90, l’accorpamento tra ex Ministero della marina mercantile ed ex Ministero dei trasporti e di questo accorpamento siamo stati protagonisti concreti, nel periodo in cui io lavoravo al Gabinetto del Ministro e lei a stretto contatto con l’allora Capo Dipartimento ing. Amedeo Fumero.
Lavorare sull’accorpamento non è stato facile, anche perché dovevamo farlo senza ripercussioni sull’attività quotidiana, ma la sua disponibilità al dialogo e la comprensione dei problemi e delle soluzioni hanno agevolato il percorso: non ricordo un suo atteggiamento “protezionistico” o “geloso” delle competenze del suo ex ministero e le esigenze dei due ambiti trovavano sempre, anche grazie a lei, un punto di conciliazione e di equilibrio.
A volte, forse, poteva sembrare che avesse un carattere tetragono, ma io ricordo diversi momenti di leggerezza, come quando, unica donna in uno staff di uomini – il Capo Dipartimento e noi direttori generali – a fronte di qualche parola non perfettamente urbana che ci usciva nei dialoghi quotidiani, reagiva dicendo scherzosa “Dite, dite pure, tanto a forza di stare con voi, mi sento un po’ maschiaccio anche io…”.
Nata nel settore dei trasporti terrestri, non ha avuto difficoltà a cimentarsi, via via, anche con tematiche diverse come il trasporto ferroviario, quello aereo ed il mondo marittimo-portuale, di cui ha sempre colto, se non la disciplina di dettaglio, sicuramente l’importanza strategica e l’obiettivo di connessione ed integrazione, acquisendo una competenza di merito che, unitamente alle sue qualità personali, l’hanno appunto portata a meritare la funzione di Capo Dipartimento.
Punti deboli? Guardiamoci allo specchio… chi di noi è perfetto?
Io posso dire con assoluta certezza che la sua scomparsa, al di là del dolore personale di chi la conosceva da vicino, apre un vuoto nell’apparato ministeriale che non sarà indifferente, quantomeno nel futuro prossimo. Teresa faceva parte di una schiera di funzionari con un forte senso di appartenenza, in quanto nata e cresciuta nella medesima Amministrazione, al di là delle trasformazioni che questa ha con gli anni subìto.
Con una metafora calcistica si può dire che rappresentava una “bandiera” del MIT, ruolo che temo potrebbe andare lentamente a sparire perché la flessibilità e la mobilità sono ormai un mantra anche nella Pubblica Amministrazione. Personalmente, penso che sia un vulnus, perché oltre alla competenza tecnica, il senso di appartenenza ti consente di mettere nel lavoro quel qualcosa di tuo che trasforma un burocrate in un funzionario responsabile e credo che l’Amministrazione avrebbe più che mai bisogno di acquisire e consolidare figure come quella della dott.ssa Di Matteo.
Buon viaggio, Teresa!