Aniformar e Confomar criticano la decisione del Ministero delle Infrastrutture di autorizzare il personale di terra a essere imbarcato sui traghetti sulle rotte italiane.
La misura, frutto di un acccordo tra il MIMS, associazioni di categoria e sindacati, pur cercando di risolvere il problema della carena preoccupante di personale disponiobile ad imbarcarsi, appare alle due associazioni dei formatori marittimi come un precedente pericoloso.
Il rischio è quello di mettere a bordo lavoratori senza l’addestramento obbligatorio previsto dalla normativa Nazionale, dall’EMSA e dalla Convenzione Internazionale STCW.
“Tale addestramento obbligatorio, per tutto il personale imbarcato, a qualunque titolo e per qualunque funzione a bordo, si riferisce ai Corsi quali Sopravvivenza e Salvataggio, Antincendio, Assistenza Passeggeri, necessari in modo che, all’occorrenza, i lavoratori a bordo siano in grado di tutelare sé stessi e gli ospiti della Nave” affermano in una nota congiunta Aniformar e Conformar.
“Derogare, anche temporaneamente, a queste garanzie di sicurezza a bordo, introduce un conflitto tra due esigenze, entrambe inderogabili: necessità operativa dei vettori navali e tutela dei livelli di safety a bordo”.
Per entrambe le associazioni si è arrivati troppo tardi ad affrontare la crisi: “con non molto anticipo si poteva fare meglio e come Centri di Addestramento e Formazione Marittima accreditati presso l’Autorità Marittima saremmo stati ben lieti di metterci a disposizione con le nostre competenze e strutture addestrative per venire incontro alle esigenze della Marineria Nazionale, anche proponendo la deroga della sospensione delle attività addestrative nelle due settimane di agosto, al fine di offrire il massimo del servizio necessario”.
Aniformar e Conformar auspicano che tale decisione di emergenza adottata dal MIMS rappresenti un unicum non replicabile in futuro, “perché è interesse di tutti non abbassare mai le soglie di sicurezza sulle nostre Navi”.