«Le infrastrutture, o sono sostenibili sul piano ambientale e sociale, o sono inutili»: questo è quanto affermato dal Ministro Enrico Giovannini in un recente intervento.
Non è solo impatto sull’ambiente, ma si applica anche ai modelli di business e ai processi economici e finanziari e prevede una specifica attenzione agli impatti sulle comunità territoriali e alle relazioni tra i diversi stakeholder.
La pandemia prima e ora la crisi causata dalla guerra in Ucraina, che ha sconvolto il quadro internazionale, con ripercussioni molto pesanti anche nel nostro Paese, hanno cambiato radicalmente la prospettiva economica. Al di là della tragedia in atto, questi eventi hanno confermato la necessità di una svolta nella direzione dello sviluppo sostenibile, già protagonista del nuovo corso delle politiche dell’Unione europea e che ora sta guidando la programmazione strategica degli interventi di sviluppo infrastrutturali, finalizzati alla transizione ambientale, alla resilienza e sostenibilità.
In un mondo in cui le comunicazioni, fisiche e telematiche sono uno dei pilastri su cui si fondano i meccanismi della competitività economica e sociale, le infrastrutture giocano un ruolo strategico. Per questo il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili ha previsto un nuovo approccio per realizzarle in maniera resiliente e sostenibile.
Il Mims ha emesso indicazioni attraverso nuove linee guida per l’elaborazione dei documenti di valutazione ex-ante delle opere pubbliche, relative al nuovo Progetto di Fattibilità Tecnico-Economica (PFTE) per gli interventi inseriti nel PNRR, con nuovi criteri per la valutazione economico-finanziaria dei progetti, confermando l’importanza dell’analisi costi-benefici.
Per la prima volta, nelle linee guida sono stati inclusi elementi di analisi degli impatti ambientali e di emissioni di gas climalteranti. (in particolare, il rispetto del principio del do not significant harm), quelli di natura sociale e quelli relativi alla dimensione istituzionale e di governance.
Oltre all’accelerazione delle riforme, il Ministero sta cercando anche di guidare le amministrazioni e le imprese con strumenti di indirizzo, a partire dall’Allegato Infrastrutture del Documento di Economia e Finanza del 2022, al PFTE, alle linee guida sul Dibattito pubblico e ai documenti recentemente pubblicati dalla Commissione di Studio coordinata dal Prof. Carlo Carraro dell’Università Ca’ Foscari di Venezia (“Cambiamenti climatici, infrastrutture e mobilità”) e da quella coordinata dal Prof. Fabio Pammolli del Politecnico di Milano (“Investire in infrastrutture: strumenti finanziari e sostenibilità”).
Si tratta di innovazioni e di procedure che portano con sé la necessità di un dialogo continuo con le amministrazioni e con le rappresentanze delle imprese, con i soggetti facilitatori, con le comunità di riferimento e col mondo della finanza.
Una sfida e una trasformazione che richiedono un grande sforzo di innovazione. Le risorse messe a disposizione, pur essendo ingenti, non saranno sufficienti per assicurare la manutenzione e lo sviluppo delle infrastrutture italiane. Per portare a compimento l’intero processo in un’ottica resiliente e sostenibile, è prevedibile il coinvolgimento di soggetti privati e per coinvolgerli e rassicurarli sulla solidità degli impegni economici, è necessario che i processi siano snelli, veloci e misurabili.
L’impegno, quindi, è quello anche della semplificazione delle procedure amministrative che presiedono alle diverse fasi di definizione, progettazione e attuazione delle infrastrutture, al fine di velocizzarne la realizzazione senza incidere su legalità, concorrenza e trasparenza delle scelte.
I gruppi di lavoro, come il Gruppo di lavoro sulla promozione della cultura e delle buone pratiche di sostenibilità da me presieduto, hanno lo scopo di sostenere l’efficacia di questa azione con uno spirito di condivisione e innovatività degli approcci. Costituito da esperti provenienti dal mondo delle imprese, da quello associativo e da funzionari del MIMS, si propone di elaborare strumenti utili per dare maggiore efficacia a quelli già esistenti, al fine di rendere la sostenibilità un elemento concreto per accompagnare le stazioni appaltanti e gli stakeholders nella misurazione dell’impatto dei progetti infrastrutturali.
Siamo partiti con una serie di incontri finalizzati a vedere cosa già esiste ed è stato applicato, valutandone criticità e progress per portare buoni esempi, replicabili, a tutti i soggetti che si devono confrontare con questi nuovi parametri a partire dagli enti locali e territoriali per arrivare alle società di gestione nel mondo dei trasporti, della mobilità e dell’idrico allo scopo di dimostrare l’impatto delle opere sulle comunità e gli stakeholder coinvolti.
Come dichiarato poche settimane fa dal Ministro Giovannini all’OCSE: dobbiamo essere più audaci. Il contrasto al cambiamento climatico richiede coraggio, visione, strategia e politiche incisive. Occorre agire subito per recuperare il tempo perduto.