«Preoccupato e dispiaciuto per Genova e per il suo porto». Ercole Incalza commenta con queste parole la notizia della gara andata deserta per l’affidamento relativo alla progettazione definitiva, esecutiva e alla realizzazione della nuova Diga foranea
Il bando era, prima parte dei lavori, per un valore di 900 milioni, mentre l’intera infrastruttura vale un miliardo e 300 milioni. Come noto, il 1° Giugno erano state trasmesse le lettere di invito per presentare le offerte. Le due cordate ammesse a partecipare (quella composta da WeBuild, Fincantieri, Fincosit e Sidra e l’altro raggruppamento di cui fanno parte il consorzio Eteria, Rcm e Acciona) hanno però deciso clamorosamente di sfilarsi, non ritenendo idonee le condizioni per partecipare.
«Quell’opera, così strategica per il territorio, andava fatta prima» afferma Incalza, che ha vissuto trent’anni della sua vita nel mondo della pianificazione dei trasporti, con incarichi di prestigio quale quello di responsabile dell’attuazione del Programma delle Infrastrutture strategiche previsto dalla Legge obiettivo.
«L’Autorità di Sistema del Mar Ligure Occidentale ha fatto bene a correre negli ultimi 12 mesi, completando in tempi rapidi la fase di approvazione del progetto di fattibilità tecnica economica e acquisendo tutti i pareri necessari per partire con la gara. Purtroppo siamo arrivati tardi» aggiunge.
Pur riconoscendo al Commissario Straordinario dell’opera, Paolo Emilio Signorini, il merito di aver rispettato le sfidanti tempistiche del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, Incalza non accetta che si tiri in ballo la questione dell’aumento dei prezzi dei materiali edili e delle materie prime per giustificare l’impasse della gara.
«Il caro materiali che ha messo in ginocchio la filiera dell’edilizia è esploso negli ultimi cinque mesi mentre si parla della nuova diga da almeno sei anni. Il problema è a monte e risiede nel fatto che negli ultimi anni nessuno ha cercato di trasformare questo progetto in un atto compiuto».
Incalza punta il dito contro contro l’immobilismo della politica: «Il presidente del Consiglio Draghi ha fatto tutto il possibile per consentire la realizzazione di una delle più importanti opere marittime italiane di sempre. La colpa non è certo sua ma dei Governi precedenti che negli ultimi anni non hanno fatto assolutamente niente».
La Liguria rischia ora di perdere un miliardo di euro del Pnrr e di compromettere la credibilità del sistema regionale. «Con questo stop – afferma Incalza – dovrà necessariamente aprirsi un momento di riflessione sui costi reali di quest’opera e su quali debbano essere le idonee condizioni economiche per partecipare alla gara».
Sicuramente, per il futuro, «occorrerà monitorare con attenzione tutti i progetti inseriti nel PNRR». Da questo punto di vista, il grand commis delle infrastrutture considera come un fatto positivo l’entrata in funzione di Regis, il sistema informatico della Ragioneria di Stato, attraverso il quale, a partire da Luglio, si potrà controllare in tempo reale gli Stati di Avanzamento dei vari e complessi filoni del Piano. «Si tratta di un strumento talmente capillare che impedirà in futuro che ministri o persone responsabili raccontino bugie o cose che purtroppo non sono difendibili».