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Report shock dell'IEA

Petrolio, siamo alla fine del superciclo?

di Redazione

L’ultimo rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia (IEA) dipinge un quadro sorprendente per il futuro del petrolio.

Nonostante si preveda per il biennio 2024-2025 una domanda di greggio che si attesterà rispettivamente attorno agli 1,2 e 1,1 milioni di barili al giorno (mbg), gli esperti evidenziano come questa aumenterà a un ritmo sempre minore nei prossimi anni,  tanto da raggiungere il picco entro la fine del decennio.

Il ragionamento di fondo che sta alla base di queste previsioni è che la ripresa economica post-pandemica sta ormai esaurendo la propria spinta propulsiva e che il settore si sta avviando a vivere una nuova normalità.

«Senza un forte calo dei prezzi, un’improvvisa ripresa della ripresa post-pandemica o un’accelerazione dell’attività economica, è improbabile che la crescita della domanda globale di petrolio si avvicini ai livelli osservati nel 2022 e nel 2023» spiega l’analista del mercato petrolifero Toril Bosoni, sottolineando come il consumo di greggio sia aumentato di circa 1,6 mb/g su base annua nel primo trimestre del 2024, facendo registrare un calo rispetto ai 1,9 mb/g del quarto trimestre del 2023.

D’altra parte, la Cina – che è a livello mondiale uno dei principali importatori di greggio – sta vivendo una fase congiunturale molto delicata. Il rallentamento della crescita economica e la necessità di definire nuove strategie di mercato nel campo dell’energia pulita a seguito della posizione di dominio acquisita nella produzione delle Nev (New energy vehicles, a batteria e ibridi plug-in), sta mettendo in gioco nuovi cambiamenti strutturali in un mercato che si scopre sempre meno dipendente dai combustibili fossili.

Nel frattempo, il panorama dell’offerta petrolifera si sta trasformando. Gli Stati Uniti, il Brasile, la Guyana e il Canada sono pronti a diventare i principali produttori di petrolio e secondo l’IEA potrebbero presto avvicinarsi a soddisfare la crescita della domanda mondiale di petrolio sia per quest’anno che per il prossimo, aggiungendo un totale di 1,2 milioni di barili al giorno nel 2024 e 1 mb/g nel 2025.

Quantunque  le tensioni geopolitiche continuino a essere un jolly, secondo un’altra analista di mercato, Carly Fields, l’aumentata produzione dei Paesi non facenti parte dell’OPEC+ e il rallentamento della crescita della domanda potrebbero portare a un surplus significativo della capacità produttiva dell’OPEC+, contribuendo a esercitare forti pressioni ribassiste sui prezzi del greggio.

«La robusta produzione da parte di paesi non OPEC+, abbinata a un previsto rallentamento della crescita della domanda, ridurrà la richiesta di greggio OPEC+ di circa 300.000 barili al giorno nel 2025, a una media di 41,5 mb/g. Se il blocco dell’OPEC dovesse continuare a mantenere lo stesso ritmo produttivo, la capacità inutilizzata effettiva potrebbe presto arrivare a superare i 6 mb/g» dichiara la Fields, in una ragionamento che la porta ad affermare come il ruolo del petrolio, ancora cruciale in molti settori, sia destinato a perdere sempre più importanza.

Una constatazione, quella dell’esperta, che prende le mosse dall’analisi delle nuove tendenze che mano a mano si stanno affermando nel contesto globale.

Il boom dei veicoli elettrici potrebbe contribuire ad esempio a sconvolgere il quadro di mercato, favorendo una progressiva diminuzione della domanda di benzina, in particolare nelle economie più sviluppate.

In secondo luogo, la spinta normativa verso standard più severi di risparmio di carburante per i veicoli potrebbe arrivare a favorire una ulteriore riduzione della domanda di greggio da parte del settore dei trasporti, dal momento che ogni chilometro percorso da un’auto più efficiente si traduce in meno petrolio bruciato.

Altro elemento da prendere in considerazione, gli sforzi che alcuni paesi produttori di petrolio, a cominciare dell’Arabia Saudita, stanno facendo per passare dalle centrali elettriche alimentate a petrolio alle energie rinnovabili. Si tratta di una tendenza che nel medio-lungo periodo potrebbe chiaramente contribuire a ridurre la domanda di petrolio collegata alla produzione di elettricità. «Questo cambiamento richiederà investimenti significativi nel solare, nell’eolico e in altre fonti di energia rinnovabile, nonché solide soluzioni di stoccaggio dell’energia per gestire le fluttuazioni nella produzione di energia rinnovabile» fa osservare l’esperta.

«Il petrolio rimarrà probabilmente una parte dell’equazione energetica globale per decenni a venire, ma il suo ruolo diminuirà» è il ragionamento conclusivo di Carly Fields, secondo la quale tale situazione presenta sia sfide che opportunità per i paesi produttori e per la comunità globale. I primi «dovranno sicuramente diversificare le proprie economie e sviluppare nuove fonti di reddito, potenzialmente investendo  nelle energie rinnovabili o sfruttando la propria esperienza in settori come quello della cattura e stoccaggio del carbonio». La seconda «dovrà invece investire in infrastrutture per l’energia pulita e garantire una transizione giusta per i lavoratori attualmente impiegati nel settore del petrolio e del gas, offrendo opportunità di riqualificazione e reimpiego in nuovi settori dell’economia energetica».

Le previsioni dell’IEA, riportate da diversi esperti, non convincono però tutti.  «Da quando, ormai 30 anni fa, ho iniziato a studiare economia, leggo continuamente di fine dell’era del petrolio, con ipotesi di raggiungimento dell’oil peak in “tempi brevi”, che, però, ogni volta, vengono sempre allungati e spostati un po’ più avanti» scrive su Linkedin il Vice Presidente di Conftrasporto – Confcommercio, Gian Enzo Duci.

«Tenendo ben presente che “rallentamento della crescita” non vuol dire né “diminuzione”, né “fine della crescita”, ora si parla di picco nel prossimo decennio: per quanto il mondo delle energie alternative stia crescendo esponenzialmente, ad oggi non esiste ancora una “killer technology” che possa uccidere e mandare in pensione il petrolio, garantendone tutte le caratteristiche: basteranno 10 anni per riuscire a trovarla?»

Della stessa idea il broker marittimo, Ennio Palmesino, uno dei massimi esperti del settore: «Per la maggior parte dei prodotti non-fuel il petrolio è e rimarrà insostituibile» dichiara.

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