© Irene Taddei
Interviste

Colloquio con Peter de Langen

Porti alla sfida dell’economia circolare

di Marco Casale

Energia, economia circolare, urbanizzazione, digitalizzazione e industria 4.0: per Peter de Langen, direttore e cofondatore di www.porteconomics.eu e docente di Logistica presso la Eindhoven University of Tecnhnology sono senza alcun dubbio i fronti aperti della portualità del futuro prossimo.

«Gli scali marittimi – spiega – sono chiamati, più che in passato, a giocare un ruolo di primo piano in diversi ambiti. La transizione energetica verso una navigazione pulita, la sfida rappresentata dalla circular economy, il tema del waterfront quale elemento strategico di potenziamento del rapporto tra la città e il porto, la digitalizzazione dei trasporti, la interoperabilità dei sistemi informativi lungo tutta la catena logistica e l’industria 4.0 sono i pilastri su cui deve fondarsi una nuova visione della portualità, competitiva ed ecosostenibile».

In questo scenario i porti devono cercare di rimanere «economicamente vitali e future-oriented». I sistemi di geocalizzazione e tracciamento dei veicoli, le navi a guida autonoma, i processi di digitalizzazione del manifatturiero e le opportunità in campo ambientale fornite dalla ricerca applicativa basata sulle bioplastiche sono in effetti epifenomeni della nuova era e «il vero obiettivo che dobbiamo proporci di raggiungere è quello di riuscire ad applicare nel più breve tempo possibile al contesto reale di tutti i giorni i vantaggi portati da questa nuova era tecnologica».

Per de Langen gli smart port rappresentano da questo punto di vista una tipica sfida logistica: «Devono aprire la strada all’applicazione di soluzioni tecnologiche nella gestione delle tipiche attività portuali per creare relazioni efficienti tra i vari stakeholdere e attirare nuovi investimenti».

Altrettanto strategico è il tema della circular economy, che impone un cambio di mentalità verso un nuovo modello di business: «I porti gestiscono infatti una massa rilevante di risorse non rinnovabili. Negli USA, per esempio, le materie non rinnovabili rappresentano il 44% dell’export marittimo e il 60% delle importazioni».

La filiera del riciclo può sicuramente diventare l’asse portante di un’economia senza rifiuti: «Nell’Unione Europea questi costituiscono potenzialmente un’enorme dilapidazione di risorse sotto forma sia di materiali sia di energia: ogni anno ne vengono prodotti circa 2,5 miliardi di tonnellate, di cui 500 milioni di tonnellate di materiale edile, 100 milioni di metalli e 30 milioni di tonnellate di plastiche: l’obiettivo a lungo termine è di far diventare l’Europa una società del riciclaggio che per quanto possibile sia in grado di usare i rifiuti inevitabili come risorsa».

De Langen sottolinea infine come la gestione adeguata dei rifiuti sia un elemento essenziale per garantire l’efficienza delle risorse e la crescita sostenibile delle economie europee: «In quanto nodi fondamentali della catena logistica, i porti possono aspirare a diventare i nuovi attori di un processo circolare che agevoli prima di tutto la creazione di adeguate infrastrutture e piani per la gestione nei rifiuti nelle aree portuali».