La normativa ambientale in Italia non sempre funziona come dovrebbe. Anzi, a volte, appare essere irrazionale e penalizzante per i porti italiani. E’ questa la convinzione espressa dal Segretario Generale dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale, Matteo Paroli, al Caffé della Versiliana, il celebre salotto culturale promosso e organizzato dalla Fondazione Versiliana in collaborazione con il Comune di Pietrasanta e con il sostegno di Regione Toscana e Toscana Promozione Turistica, oggi giunto alla sua 44esima edizione.
Nella Pineta di Marina di Pietrasanta, di fronte ad una selezionata platea di persone, Paroli ha sottolineato quanto importante sia oggi «rivedere certe spigolature della normativa di settore». Lo ha fatto in una vetrina importante durante la quale, per la prima volta dalla sua istituzione, è stata concessa ad una Autorità Portuale l’occasione di presentare da vicino le potenzialità dei porti ricadenti nella propria circoscrizione (Livorno, Piombino, Portoferraio, Rio Marina-Cavo e Capraia), le progettualità in corso (Dalla Darsena Europa al Piano del Ferro e alle iniziative sul fronte della sostenibilità ambientale), e le sfide da affrontare, non senza tralasciare alcuni aspetti critici dovuti alla non sempre facile applicazione di determinati dettami normativi.
Paroli ha affrontato il tema della tutela ambientale parlando in particolar modo dell’opera di espansione a mare dello scalo labronico, con la quale il porto mira ad acquisire nuovi traffici, salvaguardando quelli esistenti: «La Darsena Europa – ha ammesso – verrà realizzata nel massimo rispetto dell’ambiente: sono stati pubblicati studi sulle dinamiche delle correnti marine, superficiali e sottomarine, sull’impatto che queste opere potrebbero avere sull’eventuale erosione del territorio litoraneo e sulle praterie di posidonia, che hanno una importanza strategica nel mantenimento dell’ambiente marino».
Il segretario generale dell’Ente portuale ha evidenziato come l’AdSP abbia sempre assegnato una attenzione particolare al tema della sostenibilità ambientale, come dimostrano i risultati della campagna pluriennale di monitoraggio dell’aria avviata a Livorno da Arpat nell’ambito del progetto comunitario Aer Nostrum, durante la quale non sono mai stati segnalati sforamenti sulle emissioni di particolato, Nox e Anidride Carbonica, rispetto ai picchi massimi consentiti dalla normativa nazionale. Allo stesso modo, con il blue agreement, è stato siglato con le compagnie armatoriali un protocollo volontario finalizzato a mitigare gli effetti dell’inquinamento ambientale derivanti dal traffico marittimo, a tutela della salute dei cittadini e dei lavoratori portuali.
Purtroppo, è il messaggio che Paroli ha consegnato ai media presenti all’evento, per quanto le Istituzioni si impegnino a rispettare le norme, non sempre la razionalità alberga nelle normative ambientali. Il n.2 dei porti dell’Alto Tirreno lo dice con cognizione di causa prendendo ad esempio quanto accadutogli nel corso della sua precedente esperienza ad Ancona: «Quando ero segretario generale nell’AdSP del Mar Adriatico Centrale – ha ricordato – ci siamo occupati di demolire 80 metri di diga foranea: l’obiettivo era quello di frantumare gli scogli della diga e utilizzarli per rifiorire un’altra struttura di protezione del porto, posizionata a poche centinaia di metri di distanza: ebbene, abbiamo avuto problemi incredibili perché la normativa ci imponeva di bonificare le scogliere, risultate contaminate dal sale marino. Prima di rimuovere gli scogli e reintrodurli in un ambiente peraltro identico a quello da cui erano stati estratti, abbiamo dovuto lavarli per decontaminarli dal sale».
L’esempio è, secondo il segretario generale dell’AdSP di Livorno, piuttosto lampante: «Pur rispettando pienamente l’ambiente, le normative di settore in Paesi come la Francia, la Spagna, l’Olanda, non hanno quei momenti di cortocircuito come quelli che oggi tengono in apprensione i nostri porti» ha aggiunto.
Nel corso dell’appuntamento al Caffé della Versiliana, Paroli ha peraltro avuto modo di spiegare quali ricadute abbiano, in termini economici e occupazionali, le attività portuali sul territorio circostante: «I porti del Sistema – ha rammentato – danno lavoro a 9700 persone (16.800 con l’indotto). Il comparto portuale toscano ha 2000 dipendenti in più della più grande società di cooperative che opera sul nostro territorio, Unicoop Firenze (con i suoi 7800 dipendenti)» ha dichiarato.
Quanto alle ricadute economiche: «I porti dell’Alto Tirreno generano l’1,5% del PIL regionale, 3,1 miliardi di euro. Queste cifre danno una chiara dimensione di quale importanza abbiano a livello territoriale i nostri porti».
Tra gli argomenti affrontati anche quello delle ZLS, le Zone Logistchiche Semplificate istituite con la legge 205 del 2017 e su cui la Regione Toscana, assieme all’AdSP, ha avviato l’iter per la loro istituzione nel territorio regionale: «Le ZLS hanno come obiettivo quello di incentivare da parte del privato la possibilità di investire in aree risultate sino ad oggi poco attrattive per una molteplicità di problemi, a cominciare da quelli procedurali e amministrativi. Purtroppo, il fatto stesso occorra istituire delle zone logistiche semplificate per permettere ad un imprenditore di fare il proprio lavoro, significa che in Italia fare logistica è più complicato di quanto non sia in altri Paesi».