La Regione Toscana ha deliberato di affidare all’Avvocatura dello Stato il mandato di ricorrere alla Corte Costituzionale contro le modifiche al decreto 121 del 10 settembre 2021, convertito in legge il 9 novembre scorso.
Ne dà notizia stamani il Tirreno, sottolineando come da Palazzo Strozzi non abbiano digerito l’emendamento al Decreto Infrastrutture presentato dalla deputata renziana Raffaella Paita, che attribuisce alla competenza esclusiva Statale l’approvazione del Documento di Programmazione Strategica di Sistema, lo strumento che all’art.5, comma 1 bis, della legge 84/94 definisce tra le altre cose gli obiettivi di sviluppo e i contenuti sistemici di pianificazione delle Autorità di Sistema Portuali.
Sulla scorta di quanto originariamente previsto dal comma 1-quater, il Documento era adottato dal Comitato di Gestione e approvato nei successivi sessanta giorni dalla Regione, previa intesa con il Ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili, che si esprime nell’ambito della Conferenza Nazionale di Coordinamento delle AdSP. La modifica lascia di fatto alle Regioni funzioni meramente consultiva.
Tra gli altri correttivi proposti: l’esclusione dal vincolo paesaggistico di tutti i porti di interesse nazionale e l’obbligo per le Regioni di sopprimere dal master Plan direttive e indirizzi per la portualità commerciale.
Infine, con l’emendamento è di fatto stato eliminato l’obbligo di verifica di conformità urbanistica per gli adeguamenti tecnico funzionali di cui al comma 5 dell’art. 5 della legge 84/94, ovvero le modifiche che non alterano in modo sostanziale la struttura del Piano Regolatore Portuale.
Per la Regione tali modifiche, oltre a smontare parte della legge 84/94, violerebbero cinque articoli della Costituzione sulle prerogative delle Regioni nei rapporti con lo Stato.