Brano tratto dal Bollettino Storico Livornese n. 3 del luglio-settembre 1939
Nei primi anni del 1851 cominciarono a circolare, non si sa come, in vari luoghi e Paesi del Mediterraneo occidentale, vaghe voci di cessione avvenuta o, quanto meno, combinata e conclusa, dell’isola di Capraia all’Inghilterra da parte del governo sardo, allora presieduto da Massimo d’Azeglio. Dall’ambito dei circoli cosiddetti bene informati non tardarono quelle voci ad essere raccolte e divulgate dai fogli politici del tempo.
Per quanto ci è dato sapere, primo a pubblicare la notizia fu un giornale còrso, L’Ere Nouvelle di Bastia, che nel numero del 21 febbraio, in una corrispondenza da Genova annunciava come già stabilite le basi dell’accennata cessione fra i governi di Torino e di Londra e faceva seguire l’informazione da questo commento, non sottoscritto dal nome dell’estensore ma quasi sicuramente redatto dal direttore A. Arrighi:
Si cette négotation existe, elle cache évidemment un but politique de la part du Gouvernement de Sardaigne, un but à la fois politique et commercial de la part du Lord Palmerston. La cession de cette île au centre de la Méditerranée à quelques lieues seulement de la Corse et de Gènes et de Livourne que occupe en ce moment una brigade de l’armée autrichienne, pourrait faire renaìtre des sérieuses appréhension dans le Cabinet de Vienne et l’espérance de secours et d’appui dans le cas où l’Italie tenterait une nouvel effort pour s’affranchir de la domination étrangére. Jusqu’à cette heureuse éventualité la présence d’une station anglaise de plus dans le bassin de la Méditerranée resterait toujours comme une ménace pour les uns et un gage d’alliance et d’intérét pour les autres. Le gouvernement sarde pourrait se rélever d’avantage et prendre vis à vis de l’Autriche une attitude plus résolue et plus ferme. Le pavillon britannique serait salué comme un signe, ou de moins comme une premesse d’affranchiment pour les libéraux de la peninsule italique. Envisagée au point de vue de l’influence française, la cession de cette île aux Anglais bien que temporaire serait un fait régrettable. Notre Ministre des Affaires étrangères ne pourrait y consentir ou pas protester sans compromettre sérieusement sa responsabilité…
[Se questa trattativa esiste, ovviamente nasconde un obiettivo politico da parte del governo della Sardegna, un obiettivo al tempo stesso politico e commerciale da parte di Lord Palmerston. La cessione di questa isola al centro del Mediterraneo a poche miglia soltanto dalla Corsica e da Genova e da Livorno, che in questo momento è occupata da una brigata dell’esercito austriaco, potrebbe far risorgere serie preoccupazioni al Gabinetto di Vienna e la speranza di soccorsi e di appoggio nel caso in cui l’Italia tentasse un nuovo sforzo per affrancarsi dalla dominazione straniera. Fino a questo evento fortunato, la presenza di un’altra base inglese nel bacino del Mediterraneo rimarrebbe sempre una minaccia per alcuni e un pegno di alleanza e interesse per gli altri. Il governo sardo potrebbe rialzarsi e assumere un atteggiamento più risoluto e fermo nei confronti dell’Austria. La bandiera britannica verrebbe salutato come un segno, o quanto meno come la premessa di una liberazione per i liberali della penisola italiana. Considerato dal punto di vista dell’influenza francese, la cessione di quest’isola agli inglesi, sebbene temporanea, sarebbe un fatto deplorevole. Il nostro ministro degli Affari esteri non potrebbe acconsentire o non protestare senza compromettere seriamente la sua responsabilità …]
Com’è facile immaginare, la notizia di un’eventuale cessione della Capraia all’Inghilterra doveva richiamare, oltre quella del governo francese, la particolare attenzione del gabinetto di Vienna. Per questo, appunto, il cav. Von Hugel, ministro austriaco presso la Corte di Firenze, non indugiava a domandare informazioni in proposito al presidente del Consiglio dei Ministri (Giovanni Baldessoroni) e il 1° marzo riferiva al principe di Schwarzemberg, ministro degli Esteri a Vienna, che nessuna particolare notizia in merito alla supposta trattativa di cessione era stata riferita nei suoi rapporti dal cav. Martini, ministro toscano a Torino, di solito bene informato di quanto si riferiva alla corte e al governo piemontese, ma che il Baldessoroni stesso non riteneva impossibile l’eventualità di un accordo nel senso ventilato tra i due governi, tenuto conto del desiderio e del proposito dichiarato dal presidente d’Azeglio di crearsi un partito in Inghilterra. Poi, nello stesso rapporto, continuava con queste sue considerazioni personali:
…Cette île de Capraia serait sans doute admirablement située pour former un point d’appui à l’influence anglaise sur le centre de l’Italie; mais je doute qu’un ministère italien quelconque puisse étre assez aveugle pour créer à tout jamais au pays, qu’il représente momentanément, un embarrasse tel qui serait d’aliéner una partie de son territoire au profit d’une nation dont la politique est aussi egoiste et sovent aggressive que ne l’est celle de l’Angleterre. Mais même la cession temporaire de l’île de Capraia au Gouvernment Britannique serait un fait funeste pour la tranquillité de l’Italie, car les révolutionnaires y puiseraient une nouvelle force, en ce rappelent à quel point l’Angleterre avait applaudì aux trahisons mêmes qui ont preludé à la soidisante guerre de l’indépendance italique. D’ailleurs avec l’Angleterre une occupation temporaire finit presque sans exception par une possession définitive. Ce serait surtout, il me semble, à la France, par la proximité de l’île de Capraia à la Corse, de protester énergiquement contre une èventualité semblable…
[… Quest’isola sarebbe senza alcun dubbio situata in maniera eccellente per formare un punto d’appoggio all’influenza inglese nel centro d’Italia; ma dubito che un qualsiasi governo italiano possa essere così cieco da arrecare al Paese, che rappresenta momentaneamente, l’imbarazzo di alienare una parte del suo territorio a vantaggio di una nazione come l’Inghilterra, la cui politica è così egoista e aggressiva. Anche la cessione temporanea dell’isola di Capraia al governo britannico sarebbe un fatto fatale per la tranquillità dell’Italia, dal momento che i rivoluzionari ne ricaverebbero una nuova forza, ricordando quanto l’Inghilterra aveva applaudito ai tradimenti che erano stati preludio alla cosiddetta guerra d’indipendenza italiana. D’altronde con l’Inghilterra un’occupazione temporanea finisce quasi senza eccezioni per diventare un possesso definitivo. Mi sembra che toccherebbe soprattutto alla Francia, per via della prossimità dell’isola di Capraia alla Corsica, di protestare energicamente contro una simile eventualità…]
Nessun altra notizia in merito alla supposta cessione poté attingere il ministro von Hugel a Firenze, dove i governanti granducali, a quanto pare, si disinteressarono completamente della questione senza nemmeno domandare, a titolo di curiosità, al cav. Martini, loro rappresentante a Torino, che cosa si diceva intorno alle voci propalate nelle sfere governative subalpine. Fu invece il console Tausch che da Livorno poté raccogliere altre notizie sull’affare, più specialmente intorno alla forma della richiesta britannica e metterlo così in grado di redigere e di indirizzare l’8 marzo, al principe di Schwarzemberg, un secondo rapporto:
On prétend que le Ministère Anglais avait demandé au Cabinet sarde la permission d’établir sur cette île un dêpot de charbons de terre pour ses batiments à vapeur dans la Méditerranée, mais que le Ministère Azeglio avait refusé d’acceder à cette demande. L’île de Capraia est placée d’une maniere admirable pour former un point d’appui à la flotte anglaise dans la Méditerranée et d’avantage encore à l’influence politique du Cabinet de Saint James sur le centre de la Peninsule aussi longtemps qu’il vise à y créer de l’agitation; mais cette île de cinq milles de longuer et de trois de largeur ne possède aucun port en état d’y permettre l’entrée même aux batiments à vapeur de la plus petite dimension. Cette île formée de rochers stériles d’un accès difficile de tous les côtes ne peut en effet donner abri qu’à des barques de pécheurs et de petits batiments de cabotage, et cela seulement près de la soidisante ville de Capraia, composée d’une 40.ine de maisons, toute la population de l’île n’atteignant probablement pas le nombre de 300 âmes. La seule ressource de l’île est à la verité la pêche. Il serait cependent difficile de préciser sans un examen de la localité par un homme de métier jusqu’à quel point le port en question ne se prêterait pas à des améliorations qui pourraient lui donner une importance qu’il ne possède pas actuellement…
[Si ritiene che il governo inglese avesse chiesto al gabinetto sardo il permesso d’insediare su questa isola un deposito di carbone per i suoi bastimenti a vapore nel Mediterraneo ma che il governo Azeglio abbia rifiutato di accogliere questa richiesta. L’isola di Capraia è collocata in un modo ideale per fornire un punto d’appoggio per la flotta inglese nel Mediterraneo e ancor più per l’influenza politica del governo di San Giacomo nel centro della penisola, finché mira a creare agitazione lì; ma quest’isola di cinque miglia di lunghezza e tre di larghezza non ha un porto in grado di consentire l’ingresso anche a navi a vapore di dimensioni ridotte. Quest’isola formata da rocce sterili e difficilmente accessibile da ogni lato non può in effetti offrire riparo che a pescherecci e piccole imbarcazioni da cabotaggio, e questo soltanto nei pressi della cosiddetta città di Capraia, composta da una quarantina di case, tutta la popolazione dell’isola non raggiungendo probabilmente il numero di 300 anime. L’unica risorsa dell’isola è in realtà la pesca. Tuttavia sarebbe difficile precisare senza l’esame di un esperto fino a che punto il porto in questione non si potrebbe prestare a delle migliorie che potrebbero dargli un’importanza che al momento non riveste…]
Sulla scorta di questi documenti diplomatici austriaci, a qualche conclusione si può arrivare circa la notizia divulgata dal giornale di Bastia. Probabilmente essa non era destituita di ogni fondamento né derivata solo dalla fantasia del corrispondente genovese o dello stesso direttore Arrighi. Non si può assolutamente escludere che una qualche apertura, sia pur vaga, venisse fatta dal ministro d’Inghilterra, a Torino, ai governanti piemontesi o a qualche alto funzionario del Ministero degli Esteri ed è certo, se mai, che la cessione veniva richiesta solo in via provvisoria per un limitato periodo di tempo. Ma, proprio per le ragioni accennate dal cav. von Hugel, questo primo approccio incontrava tale accoglienza da far abbandonare subito ogni idea e ogni illusione.
Massimo d’Azeglio sapeva bene che il governo britannico era solito tramutare l’occupazione temporanea di un territorio altrui in un possesso definitivo (l’isola di Malta, soprattutto, doveva essere presente alla sua memoria!); e poi, pur facendo allora, all’indomani di Novara, una politica piemontese aveva fisso in cuore il pensiero e ferma la speranza di un’Italia tutta libera, indipendente, arbitra dei suoi destini. Non poteva perciò minimamente pensare ad alienare a un governo straniero una parte qualunque del territorio nazionale, sia pure la piccola e sterile isola della Capraia.