Interviste

Colloquio con Raffaella Paita

Questo Governo non sta andando in porto

di Marco Casale

AAA Cercasi visione di sistema sui porti italiani. «Il Ministro Toninelli sembra infatti non avere alcuna strategia sulla portualità nazionale» sostiene Raffaella Paita, segretario della Commissione Trasporti alla Camera.  «Con questo Governo, che è tutto tranne che del cambiamento, il tema porti è scomparso dalle priorità nazionali. Non è quindi un caso se a oggi non è mai stata convocata nemmeno una volta la Conferenza dei presidenti delle Autorità di sistema!»

Per la deputata ligure del PD «il Governo sta perdendo tempo, come dimostra peraltro il caso Genova. In circa tre mesi non è stato fatto nulla per la ricostruzione del Ponte Parodi e il decreto approvato alla Camera è del tutto insufficiente. Mi riferisco sia alle risposte che individua per sfollati e imprese che agli aiuti per l’economia e la portualità. Abbiamo presentato emendamenti per migliorarlo ma il giudizio rimane fortemente negativo». Paita è scettica sulla possibilità che al Senato possano essere introdotti correttivi importanti al testo («l’atteggiamento della maggioranza non fa ben sperare in tal senso») e avverte che di questo passo Genova «rischia di restare isolata a lungo, con gravissime conseguenze innanzitutto per la portualità e tutta la sua filiera produttiva».

Più in generale, per quanto riguarda i temi della portualità italiana, Paita difende la visione unitaria e progettuale del governo Renzi: «La riforma Delrio sta dando buoni risultati ed è stata un passo in avanti nonostante le resistenze al cambiamento che permangono nel sistema. L’abolizione dei comitati portuali è stata operazione saggia perché in questo modo si è superato un sistema di potenziale conflitto d’interessi. Ora vanno attribuiti maggiori poteri ai presidenti delle AdSP e al tempo stesso anche gli organismi di partenariato devono divenire organismi più vivi, utilizzati meglio e più assiduamente dai presidenti come luoghi per la consultazione sulle scelte strategiche».

Quanto al dibattito in corso sulla natura giuridica della governance dei porti italiani, ritiene che si tratti di «un percorso complesso che vada raggiunto a tappe. In buona sostanza, credo comunque che la questione si risolva sostituendo l’ente pubblico non economico con quello economico o le Spa. In poche parole, devono essere rimossi i limiti posti dal ministero delle finanze e che oggi coinvolgono questi enti».

Un obiettivo che non potrà essere colto se prima i Comuni e le stesse Regioni non comprendono la dimensione nazionale e internazionale delle politiche portuali: «Non  può esserci spazio per i localismi. È fondamentale che il nuovo governo prenda atto che è necessaria una scossa e rompa l’immobilismo che lo ha caratterizzato su porti e infrastrutture in questi mesi». E quali sono le priorità d’intervento? «Per prima cosa deve essere sbloccato lo sportello unico doganale, poi si deve dare attuazione alle procedure di sburocratizzazione e infine occorre pronunciarsi sull’emergenza crocieristica a Venezia».

Paita rivolge un ultimo pensiero all’armatore genovese Angelo Ravano, inventore del porto di trasbordo di Gioia Tauro e uno degli uomini guida in Europa nel settore dei trasporti: «È stato lui ad aver ragionato per primo in termini di sistema. Il sistema portuale dell’Alto Tirreno è una sua intuizione, attualissima. Il porto di Livorno, con il progetto darsena Europa e le aree logistiche di cui dispone, ha grandi potenzialità di crescita e anche Genova, nonostante le enormi difficoltà determinate dal crollo del Ponte Morandi, ha dimostrato le sue capacità. Penso davvero che vi siano spazi di collaborazione e crescita per un sistema che va da Savona a Livorno».

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