«Oggi circolano nel Mediterraneo 2.500 yacht sopra i 24 metri, quasi la metà della flotta totale mondiale: riuscire a intercettare queste navi e portarle nei nostri porti diventa una scelta strategica fondamentale» ci spiega Andrea Giannecchini, fondatore e amministratore unico di Yachtica nonché presidente della CNA della Provincia Lucca. «L’industria del refitting e repair degli yacht genera nel Mediterraneo un volume di affari di oltre un miliardo di euro all’anno, destinato a crescere ulteriormente nei prossimi anni. La costruzione di un’imbarcazione di 40-50 metri di lunghezza necessita di oltre 70 artigianalità diverse e la sua manutenzione ordinaria e straordinaria genera a sua volta un mondo di opportunità: attività di verniciatura, tappezzeria, idraulica, carpenteria o rinnovo arredamenti interni, sino ai servizi connessi alla nautica da diporto, come l’ormeggio».
Con 22 cantieri attivi in tutta la penisola, il nostro Paese continua così a essere protagonista assoluto nel settore del refitting e repair: «Restiamo davanti a Spagna e Francia e manteniamo la leadership per progetti e interventi effettuati, anche grazie alla presenza dei nostri cantieri di produzione che restano i migliori al mondo». La concorrenza di altri territori del Mediterraneo inizia però a farsi sentire. Per questo, oltre a una migliore organizzazione, occorre effettuare un deciso cambio di mentalità a livello politico. «Non ha alcun senso demonizzare il lusso» spiega Giannecchini.
«Purtroppo si tende ancora a considerare lo yachting sinonimo di evasione. È un errore e un esempio di provincialismo che può generare gravi danni a un settore che è una vera e propria industria, con 18mila occupati solo in Toscana. Basti considerare che in Italia produciamo il 40% della flotta mondiale di yacht, il 25% solo in Toscana». Già, la Toscana. Per Giannecchini la grande scommessa che il sistema dell’Alto Tirreno deve provare a vincere è quella di creare le condizioni per attrarre nei nostri porti un numero sempre maggiore di yacht. «In Toscana operano 3.500 imprese che operano nella filiera della costruzione e allestimento di queste imbarcazioni. Possiamo e dobbiamo candidarci anche come polo di riferimento nel refitting e repair».
Per riuscirci, bisognerà prima superare alcune criticità a livello nazionale. Anche in questo settore si sta infatti affermando la tendenza di costruire natanti sempre più grandi. Il gigantismo navale, insomma, non è quindi un fenomeno circoscrivibile soltanto alle navi mercantili. «Servono infrastrutture idonee per la manutenzione dei grandi yacht» spiega Giannechini. «Quelli superiori ai 50-60 metri trovano difficoltà a essere lavorati in Toscana: se va bene vengono dirottati a La Spezia o a Genova, altrimenti finiscono in altre aree del Mediterraneo come Spagna, Malta o Francia».
Anche per questo motivo servirebbe un esecutivo che si occupasse a tempo pieno della nautica: «L’idea di un Ministero della Nautica suggerita dal deputato Cosimo Maria Ferri, già sottosegretario alla Giustizia nel governo Gentiloni, non mi sembra affatto peregrina. Forse meglio di ogni altro settore, lo yachting rappresenta il made in Italy nel mondo e va aiutato a crescere».