«Rimettere in moto un’economia che attraversa un momento delicato non è come girare la chiavetta nel cruscotto e far partire l’auto. Ci vorranno mesi prima di poter riuscire a raggiungere la velocità di crociera e riprendere il viaggio speditamente». Il Ceo di Azimut Benetti non ha la palla di vetro ma la lunga esperienza internazionale maturata presso la Fiat e altre società di prestigio come CNH e IVECO, gli consente di prevedere in qualche modo il futuro con ragionamenti e valutazioni sensate.
La nautica di lusso costituisce un osservatorio strategico per valutare l’impatto che il Coronavirus ha avuto sul tessuto produttivo del Sistema Paese: «La crisi economica innescata dal Covid ha sicuramente danneggiato il nostro settore – afferma a Port News Franco Fusignani, che dentro Benetti ha la responsabilità diretta sul business dei mega yacht – l’attività produttiva dei nostri cantieri è stata interrotta per diverse settimane e la riapertura è stata lenta e graduale. In questo periodo abbiamo avuto circa 30 giorni di perdita di attività lavorativa e ora, mentre diamo priorità agli yacht in consegna per la stagione, dobbiamo anche recuperare il tempo perduto sulle consegne future. Lo faremo lavorando ad agosto, sette giorni su sette per minimizzare i ritardi».
Il manager ne parla con la massima tranquillità, anche se la sua voce denota qualcos’altro, una spossatezza che deriva dai sacrifici sopportati nei giorni passati: «Sono stati mesi duri» sottolinea Fusignani, ricordando la serie interminabile di riunioni con medici e virologi organizzate per capire come adeguare la macchina produttiva dei cantieri ai vari dpcm emanati dal Governo e anticipandone, se possibile, le diverse fasi per non creare discontinuità.
«Da fine Febbraio abbiamo adottato una serie di misure che hanno portato a una progressiva riduzione del personale presente in cantiere, limitando le attività produttive alle barche prossime alla consegna e organizzando lavoro in smart-working per contenere le presenze. Poi a metà Marzo ci siamo fermati».
Il periodo che ha richiesto la maggiore attenzione è stato quello immediatamente successivo alla riapertura parziale dei cantieri di Livorno e Viareggio, a fine Marzo. «Abbiamo iniziato con la ripresa delle attività sulle navi già varate per le consegne nei mesi di Aprile e Maggio, definendo una nuova turnazione per i nostri dipendenti e per quelli dell’indotto: tre turni da 6/7 ore al giorno, con pausa di un’ora tra un turno e l’altro per garantire la sanificazione e la igienizzazione degli ambienti chiusi e per evitare affluenze concentrate negli spogliatoi e nelle navi».
Da fine Aprile sono state riaperte le aree di lavorazione nei capannoni e la presenza del personale è cresciuta giorno dopo giorno, facendo diventare normali i nuovi processi, quali le entrate scaglionate al mattino, gli autocarri merci con gli autisti rigorosamente in cabina, le entrate/uscite nelle barche da zone diverse e l’afflusso dei materiali a bordo nelle ore di minore densità. «La situazione è andata migliorando col passare del tempo. Oggi possiamo dire con orgoglio di aver messo al primo posto la salute delle persone che lavorano con noi».
Ora, superata la fase uno, occorre mettere a regime la supply chain logistica, migliorare la produttività a bordo e, soprattutto, avere di nuovo clienti in cantiere: «Oltre il 90% del nostro fatturato viene realizzato grazie alla vendita degli yacht all’estero ma in questo periodo di pandemia i clienti non hanno possibilità di viaggiare. Il portafoglio degli ordini è buono, alcune trattative sono in corso di finalizzazione. Adesso dobbiamo pensare al futuro e ai progetti di sviluppo della digitalizzazione: video conference e boat show virtuali saranno sempre di più uno strumento importante per attirare nuova clientela».
Certo, sui tentativi di ripresa economica gravano ancora molte incognite. Il Covid ha senz’altro impattato sui livelli occupazionali, mettendo in difficoltà molte piccole e medie imprese dell’indotto: «La sospensione parziale dell’attività ha creato cassa integrazione e danneggiato molti artigiani del legno, del ferro, del marmo, dei tessuti, ovvero proprio coloro a cui viene chiesto di rendere bella e unica una nave. Tutte queste aziende necessitano di un sostegno finanziario, di contributi, perché la forza del mondo italiano della nautica è legata alla capacità e all’ingegno dei suoi operatori».
La crisi ha colpito duro anche nel settore delle riparazioni navali. Franco Fusignani lo dice mentre ricorda come quest’anno arriveranno a Livorno 46 yacht per ordinarie attività di manutenzione: «Le restrizioni imposte da alcuni regolamenti del nostro Paese hanno spinto molti armatori americani a dirottare le proprie navi verso centri refitting esteri dove ad esempio non è necessario osservare all’arrivo il periodo di quarantena a bordo nave o nelle residenze. Questo perché i venti giorni di traversata dell’Atlantico sono già una forma di protezione. In queste cose ci vorrebbe maggiore flessibilità e logica».
E poi c’è tutto un mondo, quello charter, che rischia di essere impattato pesantemente da questa crisi: «Comprare uno yacht è oggi una forma di investimento che consente al proprietario di valutare la possibilità di noleggiare a terzi l’imbarcazione, usufruendone anche personalmente per un certo periodo di tempo. A causa del dilagare della pandemia, questo importante giro di affari si è dissolto, un poco come il business delle crociere».
Il manager di Benetti pensa al Governo e a quello che potrebbe fare per il settore: «I flussi di finanziamento previsti per l’economia del mare non sono ancora arrivati – dice – abbiamo dovuto anticipare la cassa integrazione ai dipendenti e affrontare spese importanti per gestire la produzione in condizioni diverse da quelle normali. Occorrerebbero finanziamenti a basso, bassissimo tasso di interesse attivabili in tempi rapidi per sostenere le piccole e medie imprese dell’indotto, così come sarebbero opportune forme di finanziamento alla vendita per aiutare i clienti a riavviare i loro business nel charter o ad acquistare nuove unità».
Le cose da fare sono molte, l’importante è farle bene e presto. Per Fusignani i tempi di recupero saranno lunghi: «Abbiamo davanti a noi 12 mesi difficili. Sappiamo però che il cliente dello yacht deve tornare a sognare. Per raggiungere questo obbiettivo è necessaria l’azione di tutti, dal Governo alle Amministrazioni e al sistema bancario. Si deve procedere con coerenza, integrazione, logica e con un piano ben definito. Attrezziamoci con spirito positivo per riguadagnare velocità nel Paese e nel business».