A giugno, i rivenditori statunitensi hanno aumentato le proprie scorte, proseguendo un trend rialzista che è incominciato nel 2009 (con un calo temporaneo durante la pandemia).
Per Sea Intelligence è la prova del fatto che la crescita delle importazioni della merce in container non è sostanzialmente dovuta a un reale aumento della spesa dei consumatori. Il rapporto scorte/vendite evidenzia infatti come l’aumento delle scorte superi la crescita delle vendite effettive.
I dati forniti dall’US Census Bureau e divisi per categorie (produttori, rivenditori e grossisti) evidenziano tuttavia come negli ultimi mesi la tendenza all’accumulo di scorte abbia subito una forte accelerazione.
Secondo Sea Int, ciò potrebbe essere dovuto a diversi fattori: “Gli importatori, preoccupati per uno sciopero nei porti della costa orientale degli Stati Uniti entro la fine dell’anno, potrebbero aver deciso di caricare anticipatamente le merci” ipotizza la consultancy firm.
“Gli importatori potrebbero anche aver pensato di caricare anticipatamente le merce in previsione della possibile introduzione di nuovi dazi doganali da parte dell’amministrazione USA” è l’altra ipotesi.
“E’ infatti probabile che le elezioni presidenziali statunitensi si concentrino fortemente sulle relazioni commerciali con la Cina” spiegano gli analisti di Sea Int.