La diffusione del contagio del Coronavirus sta impattando in modo aggressivo sul sistema sanitario, sul sistema produttivo e su tutta la filiera dei trasporti e della logistica. Nell’ambito delle sue attività di ricerca, SRM ha ritenuto di elaborare una serie di analisi periodiche rivolte a mostrare trend di carattere economico legati alla diffusione del Covid-19 e agli effetti delle misure di distanziamento sociale poste in essere dal Governo italiano.
I numeri afferenti ai singoli comparti economici forniscono utili indicazioni sebbene si evolvano in maniera rapidissima, su base settimanale e a volte anche quotidiana. La World Trade Organization (WTO) ha recentemente previsto che il commercio internazionale subirà una contrazione tra il 13 e il 32%, a seconda della durata della pandemia, superando in ogni caso quella avvenuta durante la crisi finanziaria del 2008-2009.
L’andamento del commercio si riflette chiaramente sullo shipping, dato che il trasporto su nave concentra circa l’80% degli scambi di merci nel mondo. Il livello elevato di incertezza delle stime della crisi è dovuto alla diffusione disomogenea del virus, alla durata diseguale delle misure di lockdown e agli effetti che le misure dei singoli Paesi produrranno nel sostegno dell’economia globale.
In questa sede si è scelto di ragionare per scenari basati su differenti gradi di “pessimismo” e “ottimismo”. Ad esempio Drewry ipotizza una ripresa economica solo negli ultimi tre mesi dell’anno e prevede una riduzione di appena lo 0,5% (pari a circa 4 milioni di TEU in meno rispetto al 2019) della movimentazione merci nei porti in tutto il mondo.
Le interruzioni della catena di approvvigionamento, la riduzione della domanda e più in generale l’incertezza economica globale portano invece Sea-Intelligence a stimare una riduzione di circa 17 milioni di TEU sulle linee di trasporto marittimo e di circa 80 milioni di TEU imbarcati e sbarcati sui terminal portuali.
Il 2020 non potrà comunque non essere un anno instabile dal punto di vista della domanda e dell’offerta del trasporto marittimo. Se da un lato la riduzione dei volumi di domanda è una certezza, dall’altro i vettori dovranno essere in grado di gestire le capacità disponibili nei prossimi mesi, decidendo eventualmente di contenere i servizi di trasporto fino a quando i volumi della domanda si manterranno bassi.
I vettori stanno gestendo l’emergenza al meglio, togliendo rapidamente dal mercato capacità di stiva con ripetuti blank sailing e ottenendo in tal modo che le tariffe di trasporto non crollino. La quantità di viaggi a vuoto con capacità di flotta inattiva potrebbe in effetti arrivare a oltre 3 milioni di TEU.
Per l’Italia le prime stime sul 2020 parlano di un calo del 20-25% dei traffici portuali, pari a circa 90-100 milioni di tonnellate di merci e a 2 milioni di TEU. Nell’ipotesi più critica, quella di una ripresa rimandata a inizio 2021, il calo previsto dei traffici potrebbe essere addirittura nell’ordine del 50%.
Le tipologie di merci non sono l’unica variabile in gioco. A incidere saranno anche la diffusione del contagio nei Paesi che hanno maggiori rapporti marittimi con l’Italia così come la loro propensione ad applicare ancora dazi e restrizioni al commercio. Chiaramente andranno monitorati con la dovuta attenzione i comportamenti della Cina, un player inserito in molte catene globali del valore.
Idee concrete per la ripartenza? Da un lato la messa a punto di un Piano “Sblocca Porti” che disincagli dalle secche amministrative opere per 4-5 miliardi di euro; dall’altro l’ulteriore diffusione delle Zone Economiche Speciali (ZES) per il Sud e delle Zone Logistiche Semplificate (ZLS) per il Centro Nord, tasselli utili per una forte politica di attrazione degli investimenti nel nostro Paese.