Spazi di interazione sociali esigui se non inesistenti, dieta alimentare poco varia, continui stress emotivi per un lavoro che ti porta a stare lontano da casa e dagli affetti famigliari, anche per periodi superiori a quelli previsti dal contratto.
La vita dei marittimi ai tempi del Coronavirus è difficile, solitaria, ai limiti dello straniamento psicologico. È il quadro a tinte fosche delineato dal Seafarers International Research Center dell’Università di Cardiff. Che in una ricerca condotta su un campione di 1500 persone ha riscontrato le numerose difficoltà cui vanno incontro oggi i seafarer.
La crisi del cambio degli equipaggi, mai completamente risoltasi e, anzi, acutizzatasi in questi mesi a causa dell’esplosione di nuovi focolai di contagio in India, ha versato nuovo sale sulle ferite di chi si trovi a dover lavorare in condizioni già precarie.
Costretti a lavorare anche per più di 12 mesi, i marittimi vivono oggi in una realtà alterata. Alla delusione per il mancato congedo a terra si aggiungono le frustrazioni di una situazione nella quale i confini tra lavoro e vita privata si fanno sempre più sfumati.
Il report mette in evidenza come le strutture a bordo destinate all’intrattenimento e allo svago siano assai limitate e poco accessibili, soprattutto in periodi come questi, nei quali si vive in evidenti ristrettezze a causa dell’osservanza delle misure di contingentamento del Covid.
Sulla base dei dati del sondaggio, il 96% dei soggetti intervistati ha dichiarato di aver passato molto del proprio tempo libero a guardare film in DVD, anche se soltanto il 78% del totale ha asserito di aver avuto a disposizione una vera e propria videoteca a bordo. La lettura è molto popolare anche tra i seafarer, sebbene soltanto il 62% dei marittimi intervistati abbia dichiarato di aver navigato su una nave con accesso a una biblioteca.
L’82% del totale ha poi affermato di apprezzare non poco la possibilità di nuotare in una piscina a bordo nave. Solo il 35% del totale ha però dichiarato di aver avuto accesso ad una struttura simile. Le palestre, invece, sono oggi in disponibili in quasi tutte le navi, ma non favoriscono alcun tipo di interazione sociale tra i membri dell’equipaggio.
Secondo la ricerca, Internet rappresenta per i marittimi l’unica vera finestra sul mondo, l’unica ancora di salvezza. «La nostra ricerca – ha sottolineato la direttrice del Seafarers International Research Center, Helen Sampson – evidenzia come siano stati notevolmente ridotti, in tempi di Covid, gli spazi a bordo in cui le persone possono socializzare. Fatta eccezione per le cabine, i marittimi hanno pochissimi posti dove andare. Internet è l’unica cosa che li mantenga sani di mente».
Il report si focalizza anche sul cibo ed evidenzia lo sforzo fatto in questi mesi da molte compagnie di navigazione per migliorarne la qualità. Purtroppo la riduzione dei cuochi di bordo ha avuto un impatto negativo sulle vite dei marittimi, limitando la varietà culinaria e compromettendo a volte la flessibilità delle prestazioni di lavoro.
La Sampson evidenza come in tempi di Covid molte compagnie abbiano ridotto se non dimezzato il personale di cucina a bordo delle proprie navi: «È diventato praticamente impossibile avere pietanze extra-menu o festeggiare ad esempio i propri compleanni con una torta. Lascio immaginare come questo abbia influito sulla qualità della vita dei marittimi».
Un altro aspetto estremamente importante che viene spesso trascurato sono le relazioni a bordo. «Ho incontrato marittimi più giovani che sono stati traumatizzati da ciò che sta loro accadendo, al punto da aver dichiarato di non voler tornare mai più in mare», ha detto la Sampson.
In cima agli eventi traumatici ci sono atti di bullismo, molestie sessuali e aggressioni. Secondo la Sampson i carrier dovrebbero valutare i propri ufficiali anche in base alla loro capacità di gestire l’equipaggio, in base alla loro intelligenza emotiva.
«La vita dei marittimi è sempre stata dura, soprattutto in tempi di stress economico come quelli che ci troviamo ciclicamente a vivere. La compressione dei costi di gestione e la ricerca di manodopera sempre più economica sta però contribuendo ad esasperare una situazione già complicata. Gli imperativi commerciali hanno avuto la meglio su cose come piscine o campi da basket».