Interviste

Colloquio con Rino Russo

Sul tetto del grano

di Marco Casale

È il secondo edificio più alto di Livorno ed è l’ultimo deposito di stoccaggio di cereali rimasto in porto dopo che la costante e crescente riduzione delle richieste di approvigionamento di questa materia prima ha via via finito con il far fuori tutti i competitor locali.

«Dalla sua sommità si domina tutta la Città. Siamo a 55 metri di altezza» fa osservare il direttore generale della Silos e Magazzini del Tirreno, Rino Russo. Con lo sguardo si può abbracciare tutto il porto: da lungi si vede la Darsena Petroli, alle spalle ci sono la Darsena Toscana e le vasche di colmata della futura Darsena Europa.

«Negli anni 90 c’erano più spazi adibiti allo stoccaggio di cereali – ricorda -, c’erano i silos livornesi, i silos di Ardenza e l’Italso».

La concorrenza morde e non sempre è facile riuscire a stare al passo coi tempi. «Per diverse ragioni commerciali, questi attori non sono oggi più sul mercato. Noi siamo gli unici rimasti. Abbiamo sempre cercato di dare alla nostra clientela un servizio che ci ha ripagato con i volumi che abbiamo consolidato».

Russo abbassa lo sguardo e indica la banchina sottostante: «È l’accosto 41; qui attraccano le navi e da qui parte tutto il ciclo operativo. Le granaglie vengono introdotte in una tramoggia mediante l’utilizzo di una benna e da lì confluiscono all’interno della torre macchine con un sistema meccanico fatto di nastri trasportatori ed elevatori a tazze. Successivamente vengono pesate e immagazzinate nelle celle del Silos».

La società, parte del gruppo FHP – primo operatore italiano nel settore delle rinfuse con 13 società operative  e otto terminal – è stata acquisita nel Marzo del 2020 dalla consociata Mart Ter Neri. Negli ultimi anni, Silos del Tirreno ha movimentato mediamente 150.000 tonnellate di granaglie all’anno. «Non abbiamo registrato tassi di crescita ma abbiamo resistito. In questi anni siamo riusciti a rimanere a galla» ammette con un pizzico d’orgoglio Russo, da trentacinque anni al timone dell’azienda.

La Guerra in Ucraina ha avuto ripercussioni pesanti sugli equilibri geopolitici internazionali e sull’approvigionamento del grano, ma vista da questo angolo di mondo la crisi si percepisce appena. «L’Ucraina è responsabile del 5% dell’approvigionamento nazionale del grano; dipendiamo per lo più da altri Paesi, come il Canada, gli Sati Uniti, la Francia e l’Ungheria. A Livorno, poi, non abbiamo mai registrato grosse movimentazioni».

Il cuore del tessuto produttivo cerealicolo non si trova più solo in Toscana ma anche nel centro nord Italia. Sarà anche per questo motivo che la diversificazione si è presentata agli occhi di Russo come una necessità, come l’unico modo per sopravvivere alle sfide contingenti e traguardare obiettivi di crescita nel lungo periodo: «Nell’ultimo anno, grazie all’acquisizione da parte MarterNeri, terminal operator che a Livorno si occupa della movimentazione dei prodotti forestali, abbiamo ampliato il settore merceologico, introducendo la cellulosa e acquisendo quindi un nuovo business».

Oggi Silos e Magazzini del Tirreno dà lavoro a 14 persone tra operativi e amministrativi: «Siamo una famiglia e ci guardiamo le spalle a vicenda» afferma l’alto manager, lasciando vagare ancora una volta lo sguardo nel vuoto: «Lo sa che c’è stato un tempo in cui si era ritenuto possibile realizzare sul tetto di questo silos un ristorante panoramico? Pensi che bello sarebbe stato se la cosa si fosse concretizzata».

Tanto mare, una vista mozzafiato e la certezza di non essere mai a corto di grano e altri cereali minori. Tre punti di vantaggio che spingerebbero più di un ristoratore a tentare l’impresa.

Russo l’impresa l’ha già fatta ed è stata quella di consentire all’azienda di superare indenne le crisi degli ultimi anni: «Quella innescata dal conflitto ucraino non ci spaventa – dice – anche se una cosa va sottolineata: il perdurare della guerra potrebbe portare il più grande granaio d’Europa e fonte di approvigionamento di molti Paesi a perdere le proprie riserve: il grano potrebbe deteriorarsi celermente per mancanza di controlli».

Quanto ai Silos del Tirreno: «I cereali e ora i prodotti forestali ci permetteranno di dormire sonni tranquilli. Del domani però non c’è certezza».

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