Interviste

Colloquio con Francesco Maria di Majo

Sulla scia di Bilbao

di Marco Casale

Seguire la strada tracciata dall’Autorità Portuale di Bilbao e ricorrere agli organi giudiziari dell’Unione Europea per far valere così le proprie ragioni. L’estrema ratio è questa. E forse non ci sono altre vie percorribili per un Paese che, a differenza della Spagna, ha rifiutato di aderire incondizionatamente alla richiesta dell’UE e di assoggettare quindi le attività economiche delle Autorità Portuali all’imposta sul reddito delle società (IRES).

La difficile mediazione di Francesco Maria di Majo parte da qui, e dalla consapevolezza che l’Italia ha ormai giocato quasi tutte le carte del mazzo. «Difficile ipotizzare che Bruxelles receda dalle proprie posizioni» afferma il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale di Civitavecchia, che dentro Assoporti ha una importante delega sui rapporti con l’Unione Europea.

Ai sensi dell’articolo 108, paragrafo 2, TFUE e dell’articolo 22 del regolamento del Consiglio 1589/2015, la Commissione ha concluso che l’esenzione dall’imposta sulle società applicabile alle autorità portuali costituisce un aiuto di Stato illegittimo.

La verità sta nella vasta letteratura giurisprudenziale che l’UE e la stessa Corte di Giustizia Europea hanno prodotto sul tema. Francia, Belgio, e ora Madrid: il confronto con questi paesi (i cui porti pagano le tasse) inchioda l’Italia a un futuro poco rassicurante, esponendola al rischio altissimo di una procedura di infrazione.

Scartata quindi la possibilità di una conciliazione con Bruxelles, che per altro potrebbe pronunciarsi a breve, non rimane appunto che una opzione: seguire la rotta di Bilbao, che ha deciso di impugnare la decisione della Commissione europea.

«Si tratta di un percorso ad ostacoli», ammette di Majo, che prefigura due possibilità.

La prima è che Assoporti partecipi al giudizio come interventore ad adiuvandum. «Una simile posizione, tuttavia, cozzerebbe con le regole procedurali, molto restrittive, della Corte Europa, a cui l’Associazione dovrebbe dimostrare di avere un interesse giuridicamente rilevante a un esito favorevole dalla controversia».

La seconda è che sia il Governo stesso a intervenire a fianco dell’Autorità Portuale basca: «in questo caso, però, rischieremmo l’incidente diplomatico con la Spagna, alle cui decisioni, in qualche modo, l’Autorità Portuale basca si è opposta».

Comunque la si veda, insomma, l’Italia rischia di prendere un due di picche da Bruxelles. Ma tertium non datur: Non ci sono altre opzioni sul campo.

Ma perché il ricorso di Bilbao è tanto importante? Di Majo la riassume in questo modo: «il ricorrente sostiene che l’esenzione dell’imposta sulle società non solo non costituisca un vantaggio ma che, al contrario, consenta all’Autorità Portuale di affrontare investimenti di interesse generale che, altrimenti, dovrebbero essere sostenuti dallo Stato».

Al pari delle Autorità Portuali italiane, quelle iberiche si sostengono sul principio dell’autonomia finanziaria. «Tale principio implica che i proventi delle attività ordinarie del sistema portuale statale debbano essere destinati a coprire oltre che le spese operative anche le esigenze di nuovi investimenti che consentono allo scalo di rimanere competitivo».

Il concetto, in fondo, è semplice: Dal momento che le AdSP devono far fronte a obblighi infrastrutturali di carattere essenziale, l’esenzione fiscale sull’IRES non determina per esse un vantaggio economico. «A tale riguardo è condivisibile ciò che è stato evidenziato dall’Autorità di Bilbao nel proprio ricorso, ovvero che i benefici fiscali non avrebbero altro scopo che compensare l’autorità portuale per lo svantaggio derivante dal fatto che quest’ultima è chiamata ad affrontare investimenti infrastrutturali di interesse generale».

Ma anche laddove l’esenzione fiscale sull’IRES dovesse rientrare nella nozione degli Aiuti di Stato «tale misura potrebbe essere dichiarata compatibile alla luce delle fattispecie previste dall’art.107, par. 3 del TFUE come anche declinate nel recente del regolamento generale di esenzione per categoria (GBER) n.1084 del 2017 sugli aiuti alle infrastrutture portuali ed aeroportuali».

«La nostra battaglia deve essere questa: far capire all’UE che tutti gli investimenti effettuati dalle Autorità Portuali vanno nella direzione di salvaguardare l’accessibilità del porto e quindi la sua competitività complessiva, a prescindere da chi siano gli utilizzatori privati».

Tutte le strade portano a Bilbao, dunque. Resta da capire chi farà la prima mossa: se Assoporti oppure il Governo Italiano, e con quali conseguenze.

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