Viva preoccupazione per le ricadute che le nuove norme sulla certificazione verde potranno avere sui lavoratori marittimi e sull’operatività delle navi. La esprime il presidente di Confitarma, Mario Mattioli, facendo riferimento, in particolare, alle disposizioni che impongono, dal 10 gennaio 2022, il possesso del Super Green pass per viaggiare sui mezzi di trasporto e, dal 1° febbraio 2022, la riduzione della durata della certificazione verde da 9 a 6 mesi.
La Confederazione Italiana Armatori chiede al Governo di tutelare innanzitutto quei lavoratori marittimi, comunitari e non comunitari vaccinati con vaccini approvati da EMA e AIFA o con quelli riconosciuti equivalenti dal Ministero della Salute a cui, dal 1° febbraio 2022, in ragione della riduzione della validità da 9 a 6 mesi, scadrà la certificazione verde durante il loro imbarco.
“Tali marittimi – spiega Mattioli – essendo imbarcati, non hanno quasi mai la possibilità di effettuare la terza dose. Pertanto, è necessario che gli sia consentito di continuare a lavorare sulle navi di bandiera italiana fino al loro sbarco e, con riferimento ai marittimi residenti in Italia, di poter utilizzare gli usuali mezzi di trasporto per il loro rimpatrio e ritorno a casa”.
Pari attenzione deve essere riservata ai lavoratori marittimi non-comunitari che non sono vaccinati con vaccini approvati da EMA e AIFA o con quelli riconosciuti equivalenti dal Ministero della Salute. “In molti Paesi non-UE, da cui proviene un numero molto consistente di marittimi imbarcati sulle navi di bandiera italiana, non è possibile accedere ai vaccini sopra citati, ma si utilizzano altri vaccini che,
seppur riconosciuti dall’OMS, non consentono di ottenere la certificazione verde” sottolinea il n.1 di Confitarma, aggiungendo che “sarebbe necessario consentire a tali marittimi, qualora sbarchino sul territorio italiano, di poter accedere agli usuali mezzi di trasporto, anche se vaccinati con vaccino non approvato da EMA e comunque con un tampone negativo, unicamente ai fini del loro rimpatrio nel Paese di residenza”.
Ulteriori gravi problematiche potrebbero determinarsi qualora dovesse essere introdotto l’obbligo vaccinale ai fini dell’accesso ai luoghi di lavoro, senza tenere debitamente conto delle summenzionate peculiarità del lavoro marittimo.
Se verrà introdotto tale obbligo, Confitarma chiede al Governo di non imporre l’obbligo vaccinale ai marittimi già imbarcati prima della data dell’eventuale entrata in vigore di tale obbligo, in ragione delle estreme difficoltà a effettuare la terza dose.
Ai marittimi non-comunitari non residenti nell’Unione europea, che non possono accedere ai vaccini approvati da EMA e AIFA o con quelli riconosciuti equivalenti dal Ministero della Salute, è necessario consentire di continuare a lavorare sulle navi di bandiera italiana anche con altri vaccini applicando le specifiche misure di prevenzione previste dall’Allegato 28 del DPCM 2 marzo 2021 il quale, si rammenta, prevede sempre l’effettuazione di almeno un tampone molecolare prima dell’imbarco.
“Come è evidente – conclude il presidente Mattioli – si tratta di tutelare e individuare soluzioni ad hoc per lavoratori che rischiano pesanti penalizzazioni da tali misure dalle quali potrebbero derivare straordinarie difficoltà operative per le navi. Ciò, non perché tali marittimi scelgono consapevolmente di non vaccinarsi ma semplicemente perché, in ragione della peculiarità del lavoro marittimo, hanno difficoltà obiettive ad effettuare le vaccinazioni e mantenere il Super Green pass o non hanno la possibilità di accedere ai vaccini approvati da EMA e AIFA”.