Le dichiarazioni del Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Paola De Micheli, circa la volontà del Governo di voler impugnare, ai sensi dell’articolo 263 TFUE, la Decisione definitiva della Commissione EU del 4.12.2020, relativa al regime di Aiuti Sa.38399 2019/C (Ex 2018/E) sono estremamente positive.
Importante, però, è capire il “come” lo Stato italiano voglia difendersi in sede europea.
Purtroppo, e dobbiamo essere sinceri, la giurisprudenza europea in materia non è nostro favore, ma è proprio per questo che l’Italia si deve presentare, dinanzi alla Corte di Giustizia dell’Unione europea, finalmente decisa e con la convinzione di poter vittoriosamente dimostrare le proprie giuste ragioni.
Pertanto, risulta fondamentale che accanto all’Avvocatura generale dello Stato sia costituito un pool di giuristi di prim’ordine in materia di diritto dei trasporti, portuale-marittimo e di diritto europeo. Tra gli addetti ai lavori, infatti, siamo ben consci che la nostra Nazione può vantare giuristi e professori di primissimo ordine (i migliori per quanto mi riguarda) che, cosa non secondaria, sono anche molto conosciuti e apprezzati in sede europea. Accanto a questo pool legale è altrettanto indispensabile, come sottolineano i vari interventi dei Presidenti delle Autorità di Sistema Portuale, che i soggetti giuridici e le associazioni portatori di interessi legittimi, ovvero diretti circa la Decisione EU, propongano interventi risoluti, non solo ad adiuvandum.
Dobbiamo riuscire a creare una virtuosa “massa critica giuridica” senza precedenti, poiché la Commissione EU nella Decisione definitiva, inter alia, estende le conclusioni ad altre voci di introito delle AdSP, comprese le tasse di ancoraggio, mettendo quindi a serio rischio il nostro asset strategico pubblico più importante: i nostri porti.
Ma come già ribadito in altri interventi, lo Stato italiano deve essere anche consapevolmente pronto ad un eventuale sentenza sfavorevole in sede di Corte di Giustizia e, cosa non secondaria in questo contesto storico, deve essere anche cauto e accorto nel compromettere i rapporti con la Commissione Europea visti i 209 miliardi di euro del Next Generation EU in gioco con la prossima (si spera) approvazione del nostro Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Pertanto, vista la delicatezza e importanza della questione, risulta sostanziale che parallelamente alla già citata “massa critica giuridica”, si concretizzi quell’approfondito studio tecnico circa un’eventuale gestione contabile separata, ovvero doppia contabilità per le Autorità di Sistema Portuale, che deve integrarsi e confermare, senza stravolgimenti, l’attuale impianto normativo italiano che vede le AdSP come Enti Pubblici non economici che, per conto diretto dello Stato, regolano le attività nei porti e ne assicurano manutenzione e sviluppo infrastrutturale. Uno studio che, una volta ultimato, deve essere necessariamente condiviso tra gli stakeolders per eventuali aggiustamenti e migliorie, sempre contestualizzate nell’interesse generale e pubblico della portualità italiana e infine presentato in Commissione EU.
Perché, come ribadito più volte, in gioco non c’è solo la natura giuridica degli Enti in questione, ma anche la salvaguardia del mercato regolato portuale che, la Commissione EU ipotizza in “competizione” con altri mercati del trasporto quali quello della logistica ferroviaria o aeroportuale. Una pericolosa ed errata ipotesi che se non adeguatamente confutata avrà, tra le prime conseguenze nefaste, quella di stravolgere e compromettere anche gli interventi normativi del Legislatore italiano per la tenuta socio-economica dei lavoratori e delle organizzazioni di lavoro portuale italiano.