Tasse portuali da far pagare non soltanto alle compagnie di navigazione cinesi ma anche a tutte le navi costruite in Cina. E’ questo, in estrema sintesi, il piano di Trump per contrastare la posizione dominante acquisita da Pechino nello shipping e, in particolare, nella cantieristica mondiale.
Come noto, il Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti d’America (United States Trade Representative, USTR) lo ha presentato nei giorni scorsi (leggi l’articolo qui), precisando che si tratta di soltanto di una bozza che dovrà essere discussa il prossimo 24 marzo in una apposita udienza pubblica.
Secondo gli analisti, la Ships Proposed Action potrebbe avere un impatto significativo sul commercio via mare, con ricadute dirette sul cliente finale, cui le compagnie di navigazione potrebbero far pagare gli extra-costi della nuova politica anti-cinese, imponendo il pagamento di specifici surcharge.
Ma c’è chi va anche oltre e arriva a prospettare la possibilità di un vero e proprio stravolgimento dei servizi di collegamento da e per gli Stati Uniti se il documento dovesse essere approvato integralmente con i contenuti proposti.
E’ quanto ha sottolineato Soren Toft nel corso di un suo intervento alla TPM Conference tenutasi in questi giorni in California. Partecipando ad uno dei più importanti eventi nell’ambito del trasporto marittimo di container, l’amministratore delegato di MSC ha calcolato a quanto ammonterebbero gli extra-costi di questo piano di azione.
Nella ricostruzione fornita dal Lloyds List il vertice della compagnia di navigazione più grande al mondo ha precisato che i vettori impiegano solitamente navi con capacità compresa tra gli 8000 e i 15000 TEU nei servizi che vanno dall’Asia alla costa orientale degli USA, facendo scalo in quattro porti.
Applicando a tali navi un’extra tassa di un milione di euro per ogni scalo effettuato, i costi supplementari sarebbero pari a quattro mln di dollari. Sarebbero sostanzialmente 400 dollari a TEU od 800 dollari a FEU in più per un viaggio effettuato da una nave che trasporti in media 10.000 TEU.
Dati del China Containerized Freight Index alla mano, le tariffe di trasporto, che su questa tratta si attestano attorno a una media di 3500 dollari a FEU, potrebbero aumentare nell’ordine del 20-25%.
Sulla rotta transatlantica, la situazione potrebbe essere anche peggiore: “Dal Nord Europa alla costa orientale degli USA, movimentiamo in media tra i 4000 e i 5000 FEU a viaggio, facendo scalo in quattro porti. Sono circa 1000 dollari a TEU in più di spesa” ha affermato Toft.
Quindi delle due una. O gli extra costi li paga il cliente finale oppure andrà rivista la rete. “Probabilmente dovremmo ritirare parte del tonnellaggio, perché alcuni traffici sarebbero semplicemente antieconomici se non saremo in grado di trasferire i costi aggiuntivi” ha spiegato il ceo di MSC.
“Dovremmo considerare altri trade più attraenti” ha aggiunto. “La capacità verrebbe ridistribuita dove ha più senso per noi, perché questa è la natura della nostra rete, date le dimensioni e l’ampiezza di cui disponiamo”.
Toft ha anche sottolineato che la Ship Proposed Action avrebbe come conseguenza quella di spingere i liner a concentrare i propri network di servizi in un numero inferiore di porti.
“Qui in California, noi scaliamo di solito Los Angeles/Long Beach e poi procediamo verso Oakland. Ma non potremo più procedere verso quest’ultimo porto se lo scalo ci venisse a costare un altro milione di dollari in extra-tasse” ha precisato.
La revisione di questi network avrebbe come ricaduta quella di concentrare i traffici nei porti principali, creando problemi di congestione.
La speranza è che la proposta USTR non vada avanti o che venga modificata. “Il calendario per fornire commenti in merito è fino alla fine di marzo e penso che prevarrà un po’ di buon senso. Almeno, questo è quello che mi aspetto” è il commento finale di Toft.
“Abbiamo tutti navi costruite in Cina. Abbiamo tutti navi cinesi in ordine. Cerchiamo almeno di essere lungimiranti e di non essere penalizzati per errori commessi in passato perché non sapevamo che fossero errori”.