Sull’andamento dei noli per il trasporto via mare di container arrivano segnali disomogenei tra le varie aree geografiche, anche se appare ormai certo che quest’anno non ci sarà in Estate un vero e proprio picco di stagione, a causa degli squilibri tra una domanda globale che stenta a decollare e un’offerta trainata dalla continua immissione in acqua di nuove portacontainer.
In un report appena diffuso, Xeneta segnala come ci siano ad oggi marcate differenze tra i vari trade di riferimento.
Se in Nord Europa i consumatori risentono più di altri degli effetti dell’inflazione globale e dell’aumento dei prezzi dell’energia, nel Mediterraneo la situazione appare migliore.
Xeneta sottolinea infatti come nel trade tra il Far East e i porti del Mare Nostrum le tariffe, sia spot e che a lungo termine, viaggino oggi attorno ai 2300 dollari a FEU. Sebbene risultino in calo rispetto a un anno fa, sono valori decisamente superiori rispetto ai prezzi medi di trasporto via mare tra l’Asia e il Nord Europa, che si aggirano mediamente attorno ai 1200 dollari a FEU.
Da questo punto di vista, i rincari in arrivo per le spedizioni via mare di container dall’Asia verso il Mediterraneo, annunciati ad esempio da Maersk, dimostrano come gli ocean carrier appaiano intenzionati a sfruttare appieno il minimo margine di redditività offerto da questo trade, riversando su di esso una maggiore capacità di stiva e provando a smorzarne gli effetti negativi sul lato dell’offerta con un generale aggiornamento al rialzo delle tariffe di trasporto.
Il gigante danese ha infatti annunciato l’introduzione, dal prossimo 31 Luglio, di un sovrapprezzo di tipo Fak (Freight All kinds) per gli invii dai porti di Barcellona, Instanbul, Koper, Haifa e Casablanca. Da quel giorno, e fino ad avviso diverso (comunque non oltre il prossimo Dicembre), trasportare un container da quaranta piedi a bordo di una nave Maersk costerà dai 2300 dollari per le spedizioni verso Barcellona ai 3600 dollari per i viaggi verso Casablanca.
A inizio luglio, la seconda compagnia di navigazione al mondo aveva assunto una decisione simile anche per i porti del Nord Europa, annunciando nuovi rincari FAK per gli invii dall’Asia a Rotterdam, Felixstowe e Gdansk. In quel caso, però, la scelta era stata presa per far fronte ai continui decrementi tariffari registrati lungo quelle rotte, cali talmente consistenti da spingere non soltanto Maersk ma anche CMA CGM ad annunciare l’aumento dei FAK per non scendere al di sotto del livello di breakeven.
Spostando lo sguardo al continente nord americano, le prospettive di crescita delle importazioni non sono tali da autorizzare letture ottimistiche sul futuro sviluppo degli scambi commerciali lungo le rotte transatlantiche e transpacifiche. Secondo il Global Port Tracker, un sondaggio mensile pubblicato da NRF e Hackett Associates, i porti statunitensi dovrebbero chiudere Agosto con una movimentazione complessiva allo sbarco di 2,03 milioni di TEU, il 10,1% in meno su base annuale. Occorrerà aspettare Novembre per assistere ad un primo segnale di crescita rispetto all’anno precedente.
A zavorrare le importazioni nord americane sono soprattutto i livelli di scorte accumulate nel corso dei mesi dai grossisti. Se è vero che a Giugno è tornata a crescere la spesa di beni da parte di famiglie e imprese, con un incremento delle vendite al dettaglio dello 0,2% su base mensile e dell’1,5% su base annuale, è altrettanto vero che in alcuni settori chiave, come quello dell’abbigliamento, i wholesaler hanno fatto registrare quest’anno un sales to inventory ratio superiore del 40% rispetto ai livelli del pre-pandemia.
A dispetto delle preoccupazioni per il prossimo futuro, le rate di nolo per le spedizioni transpacifiche dirette ad entrambe le coste degli Stati Uniti risultano comunque in crescita costante da tre settimane a questa parte. A certificarlo è Drewry, nel suo ultimo report settimanale: quelle verso la US West Coast sono aumentate complessivamente del 24% rispetto a tre settimane fa, e si mantengono decisamente al di sopra (+24%) dei valori pre-pandemici, quelle verso la US East Coast sono aumentate del 16% in tre settimane, anche se hanno valori superiori di appena il 3% in confronto a quelli registrati nel 2019.
E’ indubbio che il merito di questa inversione di tendenza sia da ascrivere principalmente alla riduzione della capacità operata dagli ocean carrier lungo queste rotte e, quindi, da un miglior coefficiente di utilizzazione delle navi. Per l’esperto di Vespucci Maritime, Lars Jensens, gli scioperi che in queste settimane hanno parzialmente menomato l’operatività degli scali portuali canadesi della West Coast potrebbero aver contribuito a favorire l’incremento dei noli spot verso le sponde statunitensi.
Sull’Atlantic head haul, le tariffe continuano invece a calare: sono inferiori del 31% rispetto ai livelli pre-pandemici e in queste ultime quattro settimane sono calate del 42%.
A differenza di quanto sta accadendo in Nord America, la crescita sostenuta della domanda in Sud America sta sicuramente influendo positivamente sull’andamento degli scambi commerciali con l’Asia. Sulla rotta transatlantica i tassi spot sono aumentati del 17,7% negli ultimi tre meni, passando da 2.800 a 3.300 dollari, il livello più alto da Dicembre dello scorso anno. Anche in questo caso, i vettori hanno implementato la propria capacità lungo questa rotta, senza temere possibili ripercussioni negative sull’eventuale calo dei noli: secondo Xeneta, questo traffico dovrebbe mantenersi redditizio per tutto il terzo trimestre ed è uno dei pochi a poter scommettere sulla possibilità di una peak season decente.