© Elbana di Navigazione
Interviste

Colloquio con Fabrizio Freschi

Trappole in alto mare

di Marco Casale

«Il Governo e il sistema bancario devono tornare a investire nel settore. L’economia del mare ha bisogno oggi di una importante iniezione di liquidità per affrontare una situazione emergenziale che avrà sicuramente ricadute importanti anche nel prossimo futuro».

A parlare è l’amministratore unico di Elbana di Navigazione, Fabrizio Freschi, che nutre forti aspettative sulla interlocuzione che la Confederazione Italiana degli Armatori (Confitarma) ha avviato in queste settimane con il Ministro De Micheli. «L’Associazione sta portando avanti una serie di iniziative lodevoli per favorire la continuazione delle attività armatoriali, che hanno una rilevanza strategica, anche e soprattutto a livello occupazionale, e meritano un’attenzione adeguata».

Elbana di Navigazione possiede cinque chimichiere in acciaio inossidabile con portata lorda compresa tra le 5000 e le 7000 tonnellate, e opera sul mercato spot nel Mediterraneo e nel Nord Europa. «La crisi – afferma Freschi – ha impattato anche sui nostri traffici».

Tra marzo ed aprile la società ha registrato un decremento dei volumi nell’ordine del 20/30% rispetto ai due mesi precedenti. «Il calo della produzione di prodotti chimici ha chiaramente avuto un impatto negativo sulla domanda di trasporto marittimo, deprimendo i noli».

Per Freschi le speculazioni rialziste che in queste settimane hanno interessato il mercato del greggio e, sia pure parzialmente, quello dei prodotti petroliferi, hanno soltanto avuto come effetto quello di drogare la domanda di trasporto marittimo, contribuendo ad alzare i noli di certe tipologie di navi (soprattutto VLCC) in modo ingiustificato: «I guadagni degli armatori si sono gonfiati perché i trader hanno cominciato a stoccare in mare quantità crescenti di crudo con la speranza di venderlo più avanti a prezzi più alti, ma si tratta di una situazione congiunturale che si esaurirà presto, lasciando dietro di sé conseguenze pericolose».

Elbana di Navigazione opera principalmente nel mercato dei prodotti chimici e ha navi di piccola taglia: «La dimensione di mercato nella quale operiamo mi aiuta a non perdere di vista i problemi reali e le emergenze di tutti i giorni», chiosa Freschi, a cui preme soprattutto parlare della condizione in cui si trovano a lavorare i suoi equipaggi: «Le misure di lockdown attivate dalle varie nazioni e la cancellazione di voli costringe oggi molti dei marittimi (europei ed extracomunitari) a lavorare oltre il periodo contrattuale, con accordi che sono scaduti mesi fa e che sono stati prolungati mentre si trovavano a bordo».

I seafarer europei lavorano con contratti che hanno una durata media di 3/4 mesi, mentre quelli extra UE sono contrattualizzati per lavorare anche per 8 mesi: «Molti membri del nostro equipaggio si trovano a bordo ben oltre il periodo contrattuale». Per Freschi la situazione sta diventando insostenibile: «Teniamo alla salute dei nostri dipendenti e vorremmo che potessero essere avvicendati puntualmente. Le navi sono di solito un’isola felice perché chi è a bordo non può contrarre il virus dall’esterno ma per queste persone stanno diventando delle vere e proprie gabbie».

Anche i contatti con il personale dei porti appaiono assai problematici: «Abbiamo munito i nostri equipaggi di sistemi di protezione individuale e ci siamo dotati di sistemi di sicurezza e controllo della temperatura per chiunque debba salire sulla nave, limitandone comunque al massimo l’accesso. Ma non sempre chi viene da terra usa gli stessi accorgimenti: ci siamo trovati a dover litigare con piloti che erano saliti a bordo senza avere mascherine o guanti».

Il numero uno di Elbana di Navigazione sa che la situazione contingenziale che il settore sta vivendo è eccezionale,  provvisoria, ma non si aspetta segnali macro-economici di ripresa nel breve termine: «La crisi economica innescata dal Coronavirsu ha colpito duro e ci vorrà molto tempo prima il cluster marittimo possa tornare alla normalità. Cerchiamo però di arrivarci vivi».

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