Recentemente ha fatto un certo scalpore la notizia dell’ingente sequestro di droga (208 kg di cocaina nello specifico) che la Guardia di Finanza ha effettuato nel porto di Livorno.
Non passa giorno senza che i media riportino notizie di questo tipo. Individuare la merce illegale in mezzo a una enorme quantità di merci non è un lavoro semplice. Ogni anno, nello scalo labronico, transitano mediamente 6.000 navi, per un totale di 35 milioni di tonnellate di merce.
In che cosa consistono queste attività di controllo e quali sono le difficoltà cui vanno incontro ogni giorno i finanzieri? Ne abbiamo parlato con il comandante provinciale della Guardia di Finanza, Cesare Antuofermo, in questa video intervista focalizzata sul lavoro che quotidianamente svolge il corpo militare nella lotta alla contrabbando e al traffico di stupefacenti.
«In questi anni, abbiamo affinato le modalità di controllo, provvedendo ad effettuare in porto molti sequestri grazie ad un approccio collaudato che vede l’impiego di militari in divisa, unità cinofile antidroga e militari in borghese» ha dichiarato Antuofermo, aggiungendo che «i numerosi arresti effettuati fino ad oggi sono il frutto dell’affinamento delle nostre tecniche di indagine e della grande collaborazione con gli operatori portuali, l’Agenzia delle Dogane e le autorità giudiziaria».
«Il fattore umano è al centro di tutto» rimarca il comandante Antuofermo. «Il cane senza il conduttore non sarebbe in grado di trovare gli stupefacenti e, allo stesso modo, le attrezzature informatiche sarebbero superflue se non ci fosse chi le sappia utilizzare».
Nel corso dell’intervista è stato il maggiore Luigi Mennella a spiegare come si svolgano le attività di controllo in porto: «L’inidividuazione dei container di rischio – ha detto – è prima di tutto l’esito di una complessa analisi dei manifesti di carico. Analizziamo le ragioni economiche dell’importazione, le tipologie di merce, il loro peso e individuiamo soggetto mittente e soggetto destinatario».
La fase successiva è quella della vera e propria attività ispettiva: «Usiamo lo scanner dell’Agenzia delle Dogane per verificare se il container sospetto non presenti qualche anomalia, dopodiché entra in gioco il fattore umano: i miliari della Guardia di Finanza con l’Agenzia delle Dogane avviano i controlli fisici, aprendo il container, svuotandolo e procedendo al riscontro fisico della merce».