Tra il 2018 e il 2020, Amazon, Target, Ikea e Walmart hanno importato negli USA un quantitativo di merci pari a 20 milioni di tonnellate metriche di diossido di carbonio (CO2e) equivalente.
A certificarlo un report prodotto da Stand.earth e Pacific Environment. Nello studio, ripreso peraltro da CNN, si spiega come queste merci siano state per lo più trasportate da un ristretto numero di compagnie armatoriali, con le quali ciascuna dei quattro colossi intrattiene rapporti contrattuali a lungo-termine.
CMA CGM, in particolare, è responsabile del 68% delle emissioni prodotte dal trasporto oceanico delle merci importate da Walmart, e del 33% delle emissioni prodotte dai trasporti commissionati complessivamente da tutte e quattro le società. I vettori di riferimento di Target sono invece Cosco, Yang Ming ed Evergreen, mentre Amazon ha il controllo pressoché totale delle proprie spedizioni. Ikea, infine, si affida a MSC.
Le rotte più comuni per queste merci sono quelle tra i porti cinesi e quelli della West Coast statunitense.
Le due organizzazioni affermano che i “retail brands and cargo carriers are winning big in the current swell of consumer demand fueled by the COVID-19 pandemic, reporting record breaking profits”.
Secondo lo studio, le numerose interruzioni alla catena logistica e i colli di bottiglia provocati in parte dalla crisi pandemica, rappresentano sia per i venditori retail che per i carrier una indiscutibile opportunità di crescita. Entrambi, però, avrebbero scelto di puntare soltanto sui profitti a breve termine, e di assumersi poche responsabilità sul fronte ambientale.
Gli analisti dello studio non ci girano troppo attorno: I “retail brands and cargo carriers are both major
contributors to global greenhouse gas (GHG) emissions”.
In particolare, sia Target che Amazon avrebbero avuto un peso fondamentale sui livelli di congestione e inquinamento raggiunti nei porti di Los Angeles e Long Beach.