C’è oggettivamente una grande distanza tra le immagini del giovane filippino precipitato da 30 metri di altezza mentre stava eseguendo alcuni lavori di pulizia sulla murata di una nave da crociera in sosta a Livorno, e quella offerta dai robot intenti a rimuovere vecchi strati di vernice dallo scafo di una containership che si trova in un cantiere navale per le attività di manutenzione.
Non si può non pensare a come, grazie all’impiego della tecnologia, quella tragica morte si sarebbe forse potuta evitare. Assistiamo da tempo a una svolta epocale in banchina, con il lavoro manuale tradizionale sempre più spesso sostituito da processi automatizzati. Gru di impilaggio controllate da remoto, servizi abilitati digitalmente e carrelli pilotati da un unico centro di comando sono ormai all’ordine del giorno.
Hapag Lloyd sta ad esempio testando su nove navi il nuovo sistema di verniciatura HTC (Hull Treatment Carrier) messo a punto dal produttore austriaco Hubert Palfinger (lo stesso con il quale ha deciso recentemente di collaborare un’altra compagnia tedesca, la Hamburg Sud). Esso è costituito da diverse unità automatizzate che viaggiano lungo il lato dello scafo della nave. Il loro compito è quello di rimuovere i vecchi strati di vernice dallo scafo con una pressione dell’acqua estremamente elevata e di passare poi a ridipingere la nave ex novo.
Sulla base di quanto annunciato dalla compagnia di navigazione, le testate del sistema HTC possono raggiungere fino al 77% dei circa 9.300 metri quadrati di superficie per nave e applicare circa 600-800 metri quadrati di vernice all’ora, il che significa che bastano poche ore per una sola mano di vernice.
Solo rimuovendo la verniciatura originaria (e quindi anche le incrostazioni) diventa possibile ridurre al minimo l’overspray, ovvero la nebbia di verniciatura che rende ruvida la superficie della nave, aumentandone drasticamente la resistenza aerodinamica.
Ridurre quest’ultima è importante perché significa diminuire il consumo di carburante, spiega l’ingegnere di Hapag Lloyd Jan-Evan Lütje: «Possiamo garantire un certo livello di qualità con sistemi di applicazione automatizzati eco-sostenibili. Gli indicatori di prestazione mostrano infatti che una superficie più liscia comporta un minor consumo di bunker».
«I costi relativi al fouling (rimozione delle incrostazioni sullo scafo) sono spesso sottostimati» sostiene Lodewijk Middelburg, direttore commerciale della società Fleet Cleaner, una delle prime al mondo a testare in Europa sistemi innovativi di pulizia navale automatizzata. «Sulla base della nostra esperienza abbiamo notato che grazie all’impiego degli hull cleaning robot una portacontainer lunga 350 metri può risparmiare ogni giorno circa 14 tonnellate di carburante. Nel tener pulita una nave con questa tecnologia può essere ridotta tanta CO2 quanta quella prodotta da 10mila auto».
Si pensi ora al caso del lavoratore filippino impegnato a pulire le vetrate della nave da crociera. Le operazioni fuori bordo sono sempre rischiose e possono anche concludersi tragicamente se non vengono prese tutte le misure di sicurezza del caso. Ma ciò non toglie che un robot possa svolgere la stessa attività in modo più efficiente e sicuro, liberando così la forza lavoro “umana” per altri tipi di impiego, magari più qualificati.
Forse vale la pena considerare l’automazione come una conquista sociale che migliora tanto la qualità della vita dei lavoratori quanto la loro produttività. Livia Spera, Segretario Porti della European Transport Workers’ Federation, ha giustamente sottolineato su Port News che «la tecnologia non è il nostro nemico. I nostri nemici sono coloro che in nome del progresso autorizzano forme di dequalificazione professionale del lavoratore».
La vera sfida consiste quindi nella capacità di saper governare e regolamentare questi processi di sviluppo. La formazione può essere l’arma vincente per gestire al meglio i fenomeni di automatizzazione ed evitare che a pagare dazio siano sempre soltanto i lavoratori.
Molti lavori manuali sono destinati a sparire a causa dell’introduzione dei robot ma è altrettanto vero che ne possono nascere altri, più specializzati. Il gallo della modernità ha già cantato e la chiave del futuro sarà l’adattabilità, perché nel mercato globale tutto cambia di continuo, e questo vale soprattutto per lo shipping.