© Irene Taddei
Interviste

Colloquio con Isabelle Ryckbost

Verso il nuovo mondo: istruzioni per un approdo sicuro

di Marco Casale

«Comunque vada…». Isabelle Ryckbost, da anni segretario generale dell’European Sea Ports Organisation, si lascia avvicinare mentre consulta in velocità la rubrica del proprio telefonino. L’ultima chiamata, l’ennesima di una lunga serie, arriva da Livorno. In questi ultimi mesi i contatti con i vertici dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale si sono fatti pressoché costanti per via dei preparativi della prossima ESPO Conference, la conferenza annuale che si terrà i prossimi 23 e 24 maggio proprio nella città dei Quattro Mori.Mentre il conto alla rovescia verso il conclave internazionale sta per arrivare all’ultimo travaso della clessidra, Ryckbost si lascia andare a un’analisi a 360 gradi sui problemi e le sfide che gli scali marittimi europei dovranno affrontare a breve: la digitalizzazione; i processi di automatizzazione; il cambiamento climatico in atto; i sovranismi nazionali: «Eccoli i game changer che ci stanno portando verso il nuovo mondo».

Già, il nuovo mondo: è il “New World” che campeggia a chiare lettere nello slogan preparato da ESPO per lanciare la Conference (Europe’s ports in a New World): «Sono sicura che Livorno sarà la location ideale per parlare dei cambiamenti in atto e dell’impatto che questi avranno e in parte stanno già avendo sulla portualità».

Sapranno i porti rispondere positivamente alle sfide della global competition? Sapranno diventare i frontrunner di questo nuovo mondo? Sono le domande cui ESPO cercherà di rispondere in occasione della prossima riunione annuale.

Non solo, la conferenza di ESPO andrà in scena a Livorno più o meno negli stessi giorni in cui si svolgeranno le elezioni europee per il rinnovo dei deputati che rappresentano i paesi membri dell’Ue all’interno dell’Europarlamento di Bruxelles; si tratta di una normale contesa elettorale che la sfida tra europeisti e sovranisti sta trasformando in un test in grado di mobilitare gli umori della liquida geografia politica: «La Conference sarà una buona opportunità per fissare in ambito portuale le priorità e le strategie per i prossimi anni», ammette la Ryckbost, per la quale gli scali marittimi europei sono chiamati, oggi più che in passato, a prendere decisioni importanti, dalle quali dipenderà il loro destino. «Per riuscire a sopravvivere i nostri porti necessitano prima di tutto di risorse economiche: 48 miliardi di euro, a tanto ammonta il loro fabbisogno, secondo uno studio che abbiamo pubblicato la scorsa primavera in preparazione della discussione sul Connecting Europe Facility II».

Il CEF è lo strumento finanziario dell’Ue diretto a migliorare le reti europee nei settori dei trasporti, dell’energia e delle telecomunicazioni: nel prossimo bilancio Ue 2021-2027 la Commissione Europea ha proposto di destinare 42,3 miliardi di euro a sostegno delle reti infrastrutturali europee. «Nonostante il riconoscimento generale del ruolo significativo dei porti e delle loro molteplici responsabilità, sinora i progetti avviati dalle autorità portuali sono riusciti ad attirare solo il 4% dei finanziamenti del programma CEF. Tuttavia i risultati dello studio mostrano che i meccanismi di finanziamento pubblico rimangono un elemento molto importante per le amministrazioni portuali».

Per la Ryckbost gli investimenti sono essenziali se si vogliono raggiungere obiettivi strategici: «Riteniamo che i nostri porti possano ottenere più di un modesto 4% e che la loro dimensione marittima e transfrontaliera debba essere meglio valorizzata».

Altro tema fondamentale è quello della sostenibilità ambientale, che la segretaria di ESPO considera un driver per lo sviluppo e il benessere: «L’agenda per la decarbonizzazione, il cambiamento climatico, la mitigazione dell’aria, stanno esercitando una crescente pressione sugli scali marittimi, obbligandoli a impegnarsi sempre di più a favore del miglioramento continuo delle proprie prestazioni ambientali».

Un simile obbligo risulta essere però molto oneroso da un punto di vista finanziario: «Abbiamo bisogno di tutto il supporto dell’Unione Europea per promuovere la gestione efficiente dei nodi logistici sul piano energetico-ambientale. È tempo che i porti vengano riconosciuti quali punti di riferimento nella battaglia all’inquinamento e nella definizione di indirizzi strategici riguardo alla crescita sostenibile».

E a proposito di riconoscimenti, non è la prima volta che ESPO invoca la revisione del ruolo tradizionale delle Autorità Portuali, chiedendo che vengano riconosciute come port developers. La Ryckbost va anche oltre: «Non intendo entrare nel merito del vostro dibattito nazionale sulla natura giuridica delle Port Authorities, quello che posso dire è che le Autorità Portuali non possono più limitarsi a gestire semplicemente le aree o a regolamentare la sicurezza. Sarebbe come legare loro mani e piedi in un contesto contrassegnato da un sempre più marcato dinamismo competitivo. A livello comunitario stiamo notando come, a prescindere dal tipo di governance adottato, le AP stiano via via abbandonando il semplice ruolo di housekeeper per diventare essenziali sviluppatori dinamici dei porti».

La segretaria generale di ESPO è chiara: considerato che gli scali portuali si trovano oggi a vivere da protagonisti gli eventi che stanno scompaginando l’atlante geopolitico mondiale (dalla Brexit alla Guerra sui dazi, sino alle grandi sfide della digitalizzazione), «è necessario che acquisiscano gli strumenti necessari, finanziari e non finanziari, per rimanere nella partita e confrontarsi da una posizione di forza con gli operatori di settore e gli stakeholder».

Insomma, «comunque vada, la conferenza annuale di ESPO segnerà sicuramente uno spartiacque importante tra il passato e il futuro: le continue tensioni che attraversano l’Europa aprono nuove incognite sull’operatività degli scali portuali, e solo se sapremo interpretare i grandi cambiamenti in atto e sviluppare delle strategie condivise potremo entrare nel futuro con il piglio giusto».

 

 

Torna su