La sfida è difficile ma non impossibile: ridurre entro il 2030 le emissioni di anidride carbonica del 40% rispetto al 2018, e inserire il trasporto marittimo all’interno dell’ETS (Emissions Trading Scheme), il sistema di scambio di quote di emissione dell’UE per effetto del quale viene fissato un tetto alla quantità totale di alcuni gas serra che possono essere emessi.
Sono queste le modifiche che l’europarlamentare green, Jutta Paulus, ha proposto di inserire nel Regolameto UE 2015/757 (comunemente noto come Regolamento MRV) sul monitoraggio e la verifica delle emissioni di anidride carbonica (CO2) del trasporto marittimo.
La rivoluzione green che potrebbe sconvolgere il mondo dello shipping parte da qui e da una premessa fondamentale: «Il trasporto navale internazionale è responsabile di circa il 2-3% delle emissioni di gas a effetto serra prodotte nel mondo. Se fosse un Paese, occuperebbe il sesto posto nella classifica mondiale delle emissioni». Jutta Paulus lo afferma mentre compulsa le carte di un recente studio dell’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO): «Entro il 2050 le emissioni delle navi a livello mondiale potrebbero aumentare tra il 50% e il 250%, dell’86% soltanto in Europa».
Sono dati che fanno riflettere: «É arrivato il momento di agire – afferma la Paulus – nessun altro settore ha mostrato un tasso di inquinamento pari a quello dello shipping. Tuttavia, il trasporto della merce via mare è l’unico ambito non esplicitamente coinvolto in un obiettivo di riduzione delle emissioni dell’UE, né in alcuna misura specifica di mitigazione».
É stato per rispondere a queste esigenze che l’Unione ha adottato il Regolamento MRV, grazie al quale «è stato possible raccogliere dati attendibili sulle emissioni di CO2 di tutte le navi di stazza lorda superiore a 5 000 tonnellate che fanno scalo nello Spazio economico europeo (SEE)».
Per l’euro parlamentare si tratta di un importante passo in avanti in direzione della lotta all’inquinamento ambientale. Ma la raccolta dati da sola non basta. Occorre un impegno preciso da parte delle istituzioni europee.
«Nel 2018 sono state campionate 10.800 navi: insieme hanno emesso qualcosa come 130 milioni di Co2. É più di quanto produca in un anno il Belgio».
I cambiamenti climatici sono insomma una sfida che deve essere affrontata con urgenza. «Gli obiettivi definiti nell’accordo di Parigi sono ancora attuali: contenere l’aumento della temperatura a 1,5° C è un obbligo pressante. E da quando gli USA si sono ritirati dall’accordo, l’UE ha assunto su di sé una responsabilità ancora maggiore».
In ambito marittimo, la prima cosa fa fare è adeguare il Sistema di monitoraggio comunitario MRV con quello del Data Collection System globale dell’IMO.
Di fatto, dal 2019 le navi che effettuano attività trasporto marittimo connesse al SEE adempiono agli obblighi di monitoraggio e di comunicazione di due sistemi che hanno parametri, modelli e piani di monitoraggio diversi: «Dalla valutazione d’impatto risulta che un parziale adeguamento dei due sistemi di monitoraggio, comunicazione e verifica potrebbe contribuire a ridurre gli oneri amministrativi per le società di navigazione, preservando al contempo gli obiettivi fondamentali del regolamento MRV dell’UE».
Ma la vera ambizione è quella di fissare come obiettivo vincolante per il settore dello shipping la riduzione interna di almeno il 40% delle emissioni entro il 2030, e del 50% entro il 2050. La deputata green ritiene si tratti di un traguardo raggiungibile, che dovrebbe essere introdotto nella legislazione UE come target di efficienza energetica.
E poi c’è l’ETS, «che dovrebbe essere esteso anche allo shipping». Il Sistema per lo scambio delle quote di emissione funziona in modo abbastanza intuitivo: viene stabilito un tetto alle emissioni che viene abbassato gradualmente ogni anno. Entro il limite fissato, le imprese possono ricevere o acquistare quote di emissione, scambiandosele tra di loro. Le quote hanno un valore: alla fine di ogni anno le società devono restituire un numero di quote sufficiente a coprire le emissioni se non vogliono subire multe.
«Se applicato al trasporto marittimo, lo strumento potrebbe anche permetterci di reperire le risorse necessarie per finanziare la ricerca e lo sviluppo dell’efficienza energetica delle navi», dice Paulus, che chiede inoltre di ampliare l’ambito di applicazione del Regolamento MRV ad altri gas rilevanti, come il metano («che incide sul riscaldamento globale per il 25% del totale».
Dopo anni di attesa è insomma arrivato il momento che l’UE mantenga le sue promesse: «Soltanto attraverso una strategia condivisa e una politica lungimirante, potremo cominciare ad affrontare seriamente i problemi legati all’inquinamento ambentale. Cerchiamo di non sprecare altro tempo: abbiamo davanti l’occasione di aprire un nuovo decennio all’insegna della sostenibilità».